martedì 17 aprile 2012

UN SASSO NELLO STAGNO

La sentenza di assoluzione per gli imputati della strage di Brescia, sommata alla visione del film "Romanzo di una strage", ha fatto tornare in me la rabbia dei tempi migliori, dopo mesi di apatia.
Questo perchè finalmente ho avuto l'impressione che gli indignati (quelli veri, non i parastatali di cui ho scritto qui in passato) siano veramente tanti. E' quindi a loro, e a tutti voi lettori, che lancio una proposta.
Di fronte all'arroganza con cui lo Stato ha impunemente ucciso centinaia di nostri concittadini, quindi messo in scena una grottesca ricerca dei responsabili, fatta di depistaggi giuridici e menzogne mediatiche, la voglia di far sentire la propria voce è sempre più forte.
Da quarant'anni ci prendono per il culo parlando di "servizi deviati" e facendoci vedere interviste di indignati pezzi dello stato che tuonano contro i "poteri forti" o inafferrabili personaggi annidati nelle istituzioni ma infedeli a quest'ultime. E' ormai evidente (e finalmente la gente comincia ad accorgersene) che dalla magistratura non potremo mai avere giustizia. Il motivo è semplice: lo stato non può condannare sè stesso.
Ecco allora che noi, semplici cittadini desiderosi di verità e giustizia, non possiamo fare altro che fischiare il democristiano di turno a Bologna il 2 agosto o scendere in corteo funebre sotto la pioggia di Milano ogni 12 dicembre.
Mantenere viva la memoria e fare sentire la propria indignazione è doveroso più che mai. La partecipazione a questi eventi sta tuttavia diventando un triste rituale, del quale si parla sempre meno, sostituto dagli infami sproloqui di Napolitano e Fini nelle giornate della memoria da loro istituite.
Ormai però la loro favoletta non regge più: sempre più gente è stufa di sentirsi dire che "lo stato democratico ha sconfitto il terrorismo", perchè sono sempre di più quelli convinti che lo stragismo sia stato diretto da quello Stato che, impegnato in una guerra, aveva individuato il nemico nei propri cittadini.
Credo che oggi i tempi siano maturi per una manifestazione di dissenso ben più incisiva e partecipata, perchè se non abbiamo alcuna giustizia da chiedere, abbiamo un sacco di disprezzo da dare; se non altro dovremmo avere la dignità di far capire a chi ci comanda che Vespa non è riuscito a rincretinirci tutti (e cito Vespa non a caso: è stato lui a raccontarci che Valpreda era il mostro, e trent'anni dopo era sempre lui a lustrare le scarpe a Fini durante le dirette da Genova nei giorni del G8).
Ecco allora che propongo di manifestare la nostra indignazione contemporaneamente, in posti diversi, non in occasione di un anniversario, che arriva triste ogni anno, nè quando lo decide il parlamento con le sue patetiche giornate della memoria. Facciamolo quando e come lo vogliamo noi, da Gioia Tauro a Milano. E per "noi" intendo pura e semplice società civile, escludendo ogni istituzione e partito ma nessun individuo.
Creiamo una rete di coordinamento con tutti: i parenti delle vittime in primis, quindi gli studenti delle scuole e delle università, docenti, studiosi, giornalisti, i circoli culturali di ogni tipo e chi più ne ha più ne metta. Che ciascuno di questi gruppi della società civile faccia un “brainstorming”, si confronti, elabori delle idee sulle iniziative da farsi. Poi si stabilisca un calendario in cui le varie idee verranno confrontate e si istituisca infine un comitato di coordinamento, quale potranno aderire tutti, che avrà il compito di decidere luoghi, modi e tempi delle iniziative.
Qualche idea che mi viene in mente, su due piedi:

- tutti gli insegnanti che aderiscono in un giorno concordato fanno vedere ai ragazzi lo stesso documentario su di una strage (mi viene in mente, su due piedi, quello di Dall’Accio sulla strage di Brescia)
- nelle università i collettivi organizzano conferenze e dibattiti
- Goia Tauro, Milano, Brescia, Bologna: iniziative analoghe e coordinate in ogni città in cui sono avvenuti questi episodi. In cui si coinvolgono gli studenti, i docenti, ma anche la casalinga e il pensionato, che assistono all’iniziativa pubblica (e sono convinto, sarebbero in tantissimi)

L'obiettivo deve essere quello di unire cultura, informazione, partecipazione e manifestazione di indignazione. Con i mezzi odierni, la cosa è più fattibile di quanto si creda; una mailing list può fare miracoli, specie se pensiamo che oggi esistono reti di coordinamento, come quella tra gli studenti, in grado di mobilitare da sole migliaia di persone. 
L'iniziativa, per poter funzionare, deve avere dei connotati ben precisi: 

- deve essere aperta a tutti, ma proprio tutti. Chiunque deve poter partecipare con le proprie proposte
- ogni individuo partecipante lo deve fare come cittadino, come membro della società civile, non come appartenente ad alcuna associazione. Le associazioni (collettivi studenteschi, circoli di ogni tipo, sindacati o chissà cosa) saranno laboratori di idee, ma non risulteranno in alcun modo tra i promotori. L’unico promotore sarà la “maggioranza non silenziosa”, cioè i cittadini.

Le stragi hanno falciato la vita della popolazione civile italiana: non è una questione di destra e sinistra. Nessuno ha diritto di prelazione sui morti, con la sola eccezione dei familiari. E' per questo motivo che nessuno deve osare mettere il cappello su di un'iniziativa simile.
E’ quindi auspicabile una partecipazione più allargata possibile, ma non cadiamo nella trappola di metterci in corteo con bandiere e simboli. Anzi, la manifestazione di piazza è proprio quella da evitare: casa Pound, Anarchici, bambini scemi e infiltrati si divertirebbero a fare il solito giochino di darle e prenderle tra "rossi" e "neri".
Sono invece sempre più convinto che i giovani di destra, finchè sinceramente interessati, potranno fornire un contributo importante. Da quanto ne so (e posso immaginare), nell'ambiente tendono ad assolvere il neofascismo dall'accusa di essere stragista. Tendenzialmente, individuano nella DC e negli americani i colpevoli di quanto avvenuto: cioè ci vanno più vicino di molti pennivendoli dei giornali e delle tv. L'errore che commettono è difendere e solidarizzare, talvolta mitizzando, quanti in passato hanno formito la manovalanza per la strategia della tensione. Un'occasione simile potrebbe magari incuriosire il ragazzino militante che, indottrinato dai vari capetti, deifnisce personaggi come Delle Chiaie ed Esposti dei "rivoluzionari".
Non escludiamo quindi a priori i gruppi di destra, vorrebbe dire fornire ai loro dirigenti l'alibi per boicottare la manifestazione perchè di parte. Invitiamoli e, se decidessero di aderire, lasciamo che si riuniscano tra loro come tutti, e che facciano avere le loro proposte al comitato, che le prenderà in considerazione assieme alle altre. Di fronte ad una situazione del genere, a loro converrà certamente mantenere un profilo basso, che scelgano di aderire o no: creare casini sarebbe per loro un grandissimo autogol. Se finalmente avessero la possibilità di esprimersi e dimostrare che i fascisti con le stragi non c'entrano nulla, azioni squadristiche o boicottaggi equivarrebbero a dissociarsi dalla pretesa di verità e giustizia. E questa è una pretesa che tutti i cittadini onesti condividono: lasciamo che siano le associazioni marce a farsi da parte, e teniamoci buoni i loro esponenti onesti.    
Per questo motivo dico: la questione riguarda anche chi lavora in magistratura, polizia, esercito o dove volete. Ognuno ha diritto di sapere ed informarsi e la partecipazione individuale di questi elementi dovrebbe essere particolarmente auspicata. Se l'arma dei carabinieri ha la storia che ha, non vuol dire che tutti i carabinieri siano moralmente accostabili a Delfino e Musmeci; allo stesso modo Spiazzi non rappresenta tutti coloro che lavorano nell'esercito, nè d'Ambrosio e Casson quanti lavorano nella giustizia. Voglio credere che perfino nei servizi segreti siano presenti delle persone dotate di coscienza e dignità.
Vedere i cittadini che, in piazza o in un auditorium ascoltano, si indignano e si esprimono riguardo alle stragi di stato, in più parti della penisola, sarebbe il mio sogno.  I giovani che si interessano, i vecchi che ricordano, i trentenni che scoprono l'esistenza di fatti di cui non hanno alba, ma che rigurdano la loro vita di tutti i giorni.
Sto solo lanciando un sasso nello stagno. Lo faccio ora perchè credo che indignazione e voglia di verità siano molto più diffuse di quanto vogliano farci credere Vespa e Mieli. Noi italiani abbiamo un sacco di colpe e difetti, ma se un po' di dignità ci è rimasta, cerchiamo di darle una voce che non sia un annuale corteo funebre.

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