domenica 9 giugno 2013

INCUBI RICORRENTI

Avete presente quei sogni che si fanno in stato di semi-incoscenza, dopo che la sveglia ha già suonato, mentre ci si rotola ancora un po' nel letto cercando di guadagnare ancora qualche minuto di sonno? Capita alle volte che in tale situazione si affollino, nell'arco di poco tempo, numerosi sogni o che lo stesso sogno si ripeta con ritmo incalzante. In quest'ultimo caso, è frequente che il sogno in questione assuma i connotati di un incubo, che ci ossessiona.

Ecco. È esattamente quello che ho provato, da sveglio, negli ultimi giorni. L'incubo in questione è stato il G8 di Genova del 2001, sul quale ho già abbondantemente scritto su queste pagine. Il motivo non risiede nel fatto che ho visto le scene di guerriglia urbana di Istanbul e Ankara.
Allora perché mi tornano alla mente le scene del luglio genovese? Perché è successo qualcosa, negli ultimi giorni, che mi ha dato modo di riflettere su quanto stia accadendo nel nostro Paese e, in generale, in Europa.
Certamente le immagini del sindaco di Terni con la testa rotta mi hanno portato alla memoria alcune scene del G8. Ma questo da un punto di vista esclusivamente visivo, perché la vicenda di Terni ha rinfrescato l'incubo soprattutto per quanto riguarda i suoi aspetti psicologi o, se vogliamo, politici.
Riassumiamo brevemente la vicenda: c'è un corteo di lavoratori che manifestano perché la loro azienda, l'Ast, (ex ThyssenKrupp, oggi di proprietà del gruppo finlandese Outokumpu) gli ha comunicato che possono morire di fame assieme a tutte le loro famiglie perché l'azienda da Terni se ne andrà, dato che in Italia non è possibile sfruttarli a dovere senza avere noie di qualche tipo.
Il sindaco, consapevole della catastrofe sociale che questo comporterà per la città, solidarizza con loro, scende con loro in piazza, e assieme a loro le prende dalla polizia. Quest'ultima, dopo avergli aperto la testa, dice che è stato vittima di “fuoco amico” (cioè dell'ombrello di un operaio), Alfano esulta e il Pd, che si era ben guardato dall'esprimere la propria solidarietà al compagno di partito, fa quello che fa da sempre: nulla.
Detta così, la questione rappresenterebbe solo una delle tante tragedie umane che in questi ultimi tempi colpiscono quotidianamente la società italiana. Anzi, bisogna riconoscere con sconforto che molto probabilmente senza quella manganellata (ombrellata, pardon) al sindaco, i mass media nazionali non si sarebbero minimamente interessati alla vicenda né tantomeno alla sorte di quegli operai. Purtroppo, per me che sono piuttosto tardo e ho bisogno del mio tempo per realizzare la realtà che mi circonda, tutta la vicenda ha un alto valore simbolico, più esclusivamente politico.
Come troppo spesso mi capita, non ho trovato, sui nostri giornali, un ragionamento simile a quello che sto per esporvi. Anzi vi prego di segnalarmelo qualora qualcun altro abbia scritto qualcosa di analogo.
Quello che più mi ha fatto pensare è che, a Terni, poliziotti italiani hanno manganellato operai italiani che protestavano per i soprusi subiti da un potere economico straniero.
Questi operai, nostri connazionali, lavorano in condizioni non certo invidiabili per mantenere le proprie famiglie. Con il loro lavoro pagano le tasse, con le quali lo Stato può permettersi di stipendiare i dipendenti pubblici, per primi i poliziotti. L'azienda, di proprietà straniera, li licenzia e i poliziotti (tra i quali come ben sappiamo molti non nascondo le proprie idee nazional-fasciste) che fanno? Manganellano gli operai italiani e difendono i poteri stranieri!!!!
Ma che fascisti sono???
Forse mi sbaglio, eppure sono quasi certo di averlo letto da qualche parte, che lo Stato italiano ha come scopo supremo la tutela dei suoi cittadini. Le sue istituzioni dovrebbero servire a questo. L'esercito ci deve difendere dai pericoli esterni, la magistratura e la polizia dai soprusi e il governo deve coordinare l'attività di tutti gli organi per rispondere all'interesse supremo: la tutela del cittadino.
Invece all'improvviso mi sono reso conto che il nostro ministro degli Interni, cioè il capo supremo della polizia, organizza manifestazioni di protesta contro la magistratura, un'altra parte dello Stato con la quale dovrebbe collaborare per difendere il nostro bene.
Lo stesso ministro, quindi, manda i nostri poliziotti a manganellare i nostri operai vittime delle scelte compiute da un'azienda estera.
Lo stesso ministro, assieme al governo di cui fa parte, non ha una parola di condanna nei confronti dei poteri stranieri colpevoli di questa situazione, come se il problema fosse limitato ad un ombrello o alla mancata educazione di operai eccessivamente rumorosi che non sanno manifestare senza urlare troppo.
Aggiungo: lo stesso governo italiano (cioè quello che è in carica da qualche decennio, sotto denominazioni diverse) non più di qualche mese fa si complimentava con Marchionne per la sua decisione di trasferire la produzione all'estero e di mandare a morire migliaia di operai italiani della Fiat, perché da noi non ci sono le condizioni di profitto che ci sono in paradisi di sfruttamento come la Thailandia o Gibuti.  
Allora, ricapitoliamo. Se la polizia non tutela i nostri cittadini, ma li manganella; se il ministro degli interni fa usa la polizia in questo modo; se il governo stesso non ritiene necessario colpire i responsabili che sul lavoro italiano si sono arricchiti e che senza scrupolo alcuno sono pronti a distruggere la vita di nostri concittadini....LO STATO ITALIANO A COSA CAZZO SERVE A FARE?????????
Potrà essere una mela marcia il poliziotto che si accanisce, oggi come ieri, contro i manifestanti inermi di Genova, Pomigliano, Taranto, l'Aquila, Terni...ma dov'è il potere politico che lo guida? Dobbiamo dedurre che è l'intero ministero ad essere marcio, e questo potrebbe farci perdere fiducia nel governo e, non sia mai!, nella politica.
Rimane, però, cari i miei lettori, il baluardo rappresentato dalla magistratura, quella che da sola ci ha salvati dal rischio dell'instaurazione di un regime berlusconiano, quella che ha come simboli Falcone e Borsellino. “Quella che ha pagato per difendere la democrazia nel nostro Paese”, si dice.
Ma da cosa? Aggiungo io.
Ritengo sia ora di sfatare un mito, quello di una magistratura che rappresenterebbe un corpo sano della nostra nazione ma che, in realtà, è forse il ramo più marcio di tutti.
Pensate stia esagerando? Va bene, allora mi limito ad un breve elenco, in cui la nostra indomita ed eroica magistratura non ha saputo individuare i responsabili di episodi di eccezionale gravità o ha emesso sentenze che offendono la logica:
strage di Portella della ginestra; caso Montesi; strage di piazza Fontana; caso Pinelli; Golpe Borghese; strage di Gioia Tauro; disastro di Montagna Longa; strage di Viafatebnefratelli; strage piazza della Loggia; strage del treno Italicus; Rosa dei Venti; Golpe bianco; bombe di Savona; Ustica; strage di Bologna; G8 Genova 2001 (in tutti i processi, dalla morte di Giuliani, alla Diaz); prescrizione ad Andreotti; scandalo Sismi; prescrizioni ed assoluzioni a Berlusconi con annessa possibilità di governare per 20 anni; caso Moro; Ilaria Alpi, strage di Capaci, strage di Via D'Amelio, di via dei Gergofili...
A questi vadano aggiunti tutti, ma proprio TUTTI, i casi di cittadini italiani uccisi dalle forze dell'ordine, a partire dalle manifestazioni operaie e contadine del dopoguerra fino ai recenti casi Sandri, Aldovandri, Cucchi....Sempre condanne ridicole, sempre prescrizioni, sempre assoluzioni.
Certo, perché a tutelare i cittadini italiani ci sono solo i poliziotti che manganellano gli operai, i terremotati, i disoccupati, ma anche i magistrati che nulla vedono e tutti assolvono, i secondini che uccidono all'interno degli istituti di pena, i tribunali di sorveglianza che permettono a stupratori, assassini e stragisti di uscire dopo pochi anni, se non mesi, per “buona condotta” e colpire nuovamente i cittadini italiani con assoluta impunità.
Questo è il baluardo di legalità e di democrazia che sta arginando, secondo le belle parole di Saviano e Travaglio, la “deriva” del nostro Paese.
Tenetevelo.
Io la vedo in maniera diversa. Io mi sono tardivamente accorto di vivere in un Paese in cui la classe politica è estremamente solerte nel tutelare i propri interessi, quelli delle banche, delle multinazionali straniere, della Nato, dell'UE, delle mafie di ogni Paese e colore. Mai quelli dei cittadini italiani.
Un Paese in cui le forze dell'ordine sono al servizio di altri poteri e che si rapportano con gli italiani come se fossero un esercito di occupazione, alla stregua degli americani in Iraq, o meglio, dei nostri soldati - da noi pagati, per volere della Nato - in Afghanistan.
Un Paese in cui la magistratura serve a legittimare una classe politica asservita ad poteri invisibili e stranieri, nonché a proteggere delle marionette che, indossata una divisa, sono pronte a diventare aguzzini - in piazza come dentro un carcere -  e a massacrare lo stesso popolo che li mantiene e di cui dovrebbero essere espressione.
Questa è Genova: un potere di dimensioni globali, transnazionale, che sta al di sopra dei governi, che ha come unico obiettivo il profitto e che è pronto ad utilizzare i propri eserciti per schiacciare quegli esseri umani che, a Terni o nelle foreste dell'Amazzonia, gli sono d'intralcio. Eserciti che sono rappresentati dalle divisioni locali degli organi polizieschi, militari e giudiziari dei singoli Paesi, a Roma come a Brasilia.
L'incubo che abbiamo avuto nel luglio 2001 sta diventando realtà.
Come potremmo mai uscirne, se continuiamo a parlare di Ruby e di legge elettorale o, al massimo, di ombrelli?

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