venerdì 25 maggio 2012

COME AI VECCHI TEMPI


Torniamo a parlare di terrorismo, argomento tanto attuale quanto preoccupante. La sequenza degli avvenimenti, con particolare riferimento alla FAI, era già stata ricostruita nel precedente post. Cerchiamo ora di aggiornare l'analisi a quanto accaduto nell'ultima settimana, da quando cioè è esplosa la bomba davanti alla scuola Morvillo - Falcone di Brindisi.
L'attentato, come si sa, è costato la vita alla giovane Melissa, ha ridotto in fin di vita una sua compagna e ha ferito altre sette ragazze. Come sempre accade in questi casi, lascio ad altri i giudizi morali, perché ritengo che il modo migliore per esprimere la propria solidarietà alle vittime sia rispettare in silenzio il loro dolore, evitando la retorica tanto cara ai nostri sciacalli televisivi.
UN CLIMA ROVENTE
L'attentato di Brindisi si verifica in un momento in cui la tensione è, nel nostro Paese, in costante crescendo. Da ottobre ad oggi ci sono state numerose manifestazioni violente (gli studenti prima, quindi i no Tav, fino agli scontri fuori dalle sedi di Equitalia), alla quale hanno fatto da cornice le bombe della FAI, le Molotov sempre contro Equitalia, pseudo-insurrezioni fulminee quanto poco chiare come quella dei Forconi. C'è poi stato l'episodio di Casseri a Firenze, l'impennata di criminalità a Roma, l'ondata di suicidi legati alla crisi...insomma, stanno venendo al pettine numerosi problemi regressi, in una situazione che sembra si stia vorticosamente avvitando su sé stessa. L'agguato ad Adinolfi e, subito dopo, la bomba di Brindisi, hanno segnato un ulteriore surriscaldamento del clima – sebbene il dovere di concedere la giusta copertura al terremoto in Emilia abbia impedito ai nostri mass media di propinarci un'intera settimana di sfrenato allarmismo.
Al contempo, il comportamento adottato dal governo appare quantomeno discutibile. Già da mesi la Cancellieri, Monti, la Fornero e compagnia sembrano fare di tutto per farsi odiare: l'intransigenza sulla TAV, le sparate contro i giovani, i bamboccioni, il posto fisso, gli esodati ecc. La situazione sociale è alquanto preoccupante, ma la strategia comunicativa scelta dal governo risulta, per essere buoni, demenziale. Visto il grado di discredito della classe dirigente e la delicatezza dei problemi in questione, c'è bisogno di buon senso ed elasticità, non certo di atteggiamenti da bulldozer. Sempre, ovviamente, che si voglia evitare di far degenerare il conflitto sociale.
In questa escalation di antipatia, il governo ha eletto Equitalia a paladino dei diritti e della costituzione, infischiandosene apertamente del pessimo ritorno di immagine che una scelta del genere inevitabilmente comporta. Eppure Monti ed i suoi avevano cominciato molto bene, ottenendo popolarità e consensi in ogni fascia dell'elettorato grazie, soprattutto, ad una strategia comunicativa che li presentava come coloro che avrebbero messo le cose a posto. Da giustizieri, i nostri, per loro stessa scellerata iniziativa, si sono trasformati agli occhi degli italiani in spietati avvoltoi.
Questo crollo di consensi del governo, che fa il paio con l'odio verso i partiti, è da qualche tempo accompagnato anche dall' ”allarme sicurezza”. Il clima di ansia cresce giorno dopo giorno e si parla sempre più di un possibile ritorno agli anni di piombo, una sorta di profezia che sembra auto-avverarsi. Già nell'aprile 2008, all'indomani delle elezioni, Alemanno paventava una possibilità di recrudescenze terroristiche poiché le due ali estreme della politica italiana avevano perso rappresentanza parlamentare (dato che né Rifondazione Comunista né la Destra avevano ottenuto il raggiungimento della soglia del 4%). Da allora cominciò un lento ma inesorabile crescendo.
Oggi tutti dicono di non voler tornare al clima degli anni di piombo. Ma siamo già in piena psicosi. Uno zaino abbandonato da una signora blocca tutto il centro di Napoli per una mattinata. Non passa giorno senza allarme bomba in ogni città e adesso, ovviamente, in ogni scuola. Si parla di controlli, prevenzione, aumento degli effettivi, delle scorte. Il terrorismo è tornato a conquistare le prime notizie di tv e giornali.

CONFUSIONE
L'episodio della scuola di Brindisi è difficilmente inquadrabile. L'unica certezza è che l'obiettivo dell'assassino (o, come appare più probabile) degli assassini era quello di causare una strage. E' morta una sola ragazza, ma dato il potenziale esplodente, la scelta dei tempi e del luogo per la collocazione dell'ordigno, chi ha posizionato il cassonetto voleva colpire più ragazzi possibile. Oggi quindi parliamo di una giovane vita spezzata e di un'altra ragazza in lotta per la sopravvivenza, ma si tratta solo di un caso se non parliamo di “strage di ragazze”, cioè di cinque, sei o otto giovani vittime. Teniamolo presente perché era questo l'intento dell'attentatore, che non voleva compiere un atto dimostrativo, né colpire qualcuno in particolare, ma compiere una strage indiscriminata di giovani innocenti.
Questa, dicevo, è l'unica certezza. Per il resto, nulla è chiaro: l'assassino ha agito da solo o ha avuto dei complici? La bomba è stata attivata da un timer (come si disse inizialmente) o da un comando a distanza (come affermato in un secondo momento)? Quando è stato posizionato il cassonetto, la sera precedente, durante la notte o a ridosso dell'ingresso dei ragazzi a scuola? Oggi viene ventilata addirittura l'ipotesi del tritolo e si parla di un pick-up bianco. Si tratta di domande alle quali noi non possiamo dare risposta. Il problema è che chi invece la risposta la dovrebbe dare, ovvero gli inquirenti, sta facendo una grandissima confusione.
Le procure di Brindisi e quella antimafia di Lecce hanno cominciato una guerra aperta, sconfessando l'una l'operato dell'altra. Di Napoli (Brindisi) parla di un video e di un indiziato, Motta (Lecce) nega l'esistenza di entrambi. Per il primo si tratta di un gesto isolato. Per il secondo nessuna ipotesi va esclusa, ma neppure azzardata. Insomma, stiamo parlando di colleghi, accomunati da un obiettivo condiviso (la cattura dei responsabili), o di due rivali interessati solo a sputtanarsi a vicenda? Chi lo sa. Certamente da questa situazione le indagini hanno ben poco da guadagnare. Carrierismo ed incompetenza sono senza dubbio nel Dna del nostro apparato giudiziario per cui, per il momento, non è ancora il caso di parlare di depistaggi. In ogni caso la nostra storia la conosciamo e sappiamo benissimo che ad ogni strage avvenuta in Italia ha fatto seguito, sistematicamente, qualche forma di depistaggio. Da Portella della Ginestra alle stragi di mafia degli anni 90 non esiste una singola eccezione. Qualora le indagini su Brindisi procedessero senza intoppi, avremmo a che fare con un fenomeno senza precedenti nella nostra storia repubblicana.

UN ATTENTATO SENZA PRECEDENTI
Veniamo ora ad analizzare come è stata letta, interpretata e raccontata l'intera vicenda dai mass media e dai politici.
Partiamo da un'assenza. Sin da un primo momento, si è detto che per modalità ed obiettivo si trattava di un episodio senza precedenti, cosa che farebbe escludere l'implicazione della criminalità organizzata (sia Cosa Nostra o la Sacra Corona Unita) o il movente politico. Mafiosi e terroristi, si è detto, non hanno mai colpito le scuole. Falso. Il 4 ottobre 1969, in via Caravaggio a Trieste, la cellula veneto-triestina di Ordine Nuovo collocò una bomba sul davanzale di una finestra della scuola slovena. L'ordigno, che aveva un potenziale doppio rispetto a quello della bomba che due mesi dopo avrebbe devastato la Banca Nazionale dell'Agricoltura a Piazza Fontana, non esplose solo grazie ad un bidello, che si accorse della sua presenza.
Un precedente quindi, c'è, per quanto datato e diverso se non nell'intenzione di uccidere bambini. Ce n'è però anche un altro, molto più vicino nei tempi, nei luoghi e nelle modalità. Un precedente al quale, inspiegabilmente, le fanfare mediatiche non hanno dato il minimo risalto. Da cinque giorni ci si arrovella su ogni testimonianza, più o meno anonima, riguardante l'attentato, ma pochi hanno sottolineato le analogie con questo episodio:
Guardate in che data è stata riportata la notizia. Si, avete visto bene, è il 14 maggio, cinque giorni prima di Brindisi. E anche qua si tratta di una bombola del gas piazzata fuori da una scuola. Una coincidenza perlomeno curiosa, della cui scoperta non intendo assumermi i meriti (a Cesare quel che è di Cesare: la notizia, segnalata da un lettore, è stata pubblicata nel blog di Giannuli). In rete troverete altri riscontri, come questo:
Va dato comunque merito ad alcuni giornali, non certo al Corriere o a Repubblica, né tantomeno alle TV, di essersi accorti della coincidenza:
Insomma, i precedenti ci sono. Basta non ometterli.

ORACOLI E PROFETI
Ho già parlato di quanto la classe politica va mormorando da mesi, caricando ulteriormente un'atmosfera già di per sé piuttosto cupa. Ma come si sono comportate le istituzioni da quando è avvenuto il fattaccio?
Il ministro Cancellieri, appena saputo dell'episodio, ha commentato “si tratta di un attentato contro la legalità”. Difficile da contraddire, anzi, applausi scroscianti perché almeno stavolta non ha tirato in ballo il movimento No Tav. Non c'è dubbio che si tratti di un gravissimo attacco alla legalità ma non credo sia questo l'aspetto peculiare dell'attentato. Personalmente, prima che contro la legalità, lo definisco un atto inumano, contro la nazione, contro i nostri figli, contro il futuro, contro la cultura...insomma, è stata colpita una scuola, non una pretura. Scuola premiata nei concorsi per la legalità, ok, ma pur sempre una scuola. E uccidere bambini credo sia disumano prima che illegale.
Il procuratore nazionale antimafia, Libero Grasso, ha invece definito il gesto “terroristico”, pur rinunciando a darne una coloritura politica.
Due giorni fa il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, parlando in occasione del ventesimo anniversario della strage di Capaci, è riuscito ad affermare che non è da escludersi il ritorno di una stagione stragista. Non abbiamo il diritto di sapere perché e per conto di chi dovremmo morire, ma così è. Grazie presidente, gentilissimo.
Lo stesso giorno Giorgio Piccirillo, direttore dell'AISI, ha annunciato che presto gli anarchici della FAI colpiranno ancora. Lo faranno contro Finmeccanica (ancora!), banche (ancora!), forze armate (ancora!), enti economici italiani e greci (ancora!). Vuoi vedere che Piccirillo legge questo blog?
Oggi il capo della polizia Manganelli, alla festa annuale della polizia, ha ribadito che il pericolo per il Paese proviene dall'area anarco-insurrezionalista, che ha fatto il salto di qualità.
Grazie care istituzioni. Grazie a voi siamo tutti più tranquilli. E sappiamo che il mondo si divide in due: la legalità da un parte, il terrorismo anarco-insurrezionalista dall'altra.

ULTIMI AGGIORNAMENTI
Ultimamente accade che quando sto per terminare un post, arrivino puntuali delle notizie che non posso fare a meno di riportare.
Stamattina sono tornate a farsi vive le BR: all'Ansa di Ancona è stato inviato un comunicato a firma della “Brigata Gino Liverani – Diego”, nella quale l'organizzazione attribuisce il gesto di Brindisi a governo e padroni e annuncia la necessità del rilancio della lotta armata. (http://multimedia.quotidiano.net/?media=36205&tipo=photo&id=1351339&cat_principale_page=1&canale=0&canale_page=1)
Nel pomeriggio nuovamente le Brigate Rosse: né danno notizia Il Giornale e Il Corriere della Sera, che affermano di aver ricevuto un comunicato con l'invito, esteso ai rivoluzionari, di rilanciare la lotta armata per colpire i rappresentanti dei partiti di regime, Confindustria, il sistema bancario e i loro “giornalisti servi”. A firmare il documento è la semplice sigla “Brigate Rosse”. (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/25/terrorismo-volantini-firmati-brigate-rosse-corriere-giornale/242075/)
In contemporanea, le agenzie hanno riportato anche un'altra notizia, che potrebbe rivelarsi particolarmente interessante. Una lettera firmata dai “NAR Nucleo Armato Rivoluzionario Giuseppe Valerio Il Giusta" è stata infatti recapitata alla redazione della Nuova Gazzetta di Caserta. La missiva contiene minacce contro Mario Monti e il suo governo di tecnici e ad Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle Entrate.
Al riguardo, le notizie riportate dalle agenzie citano anche un paio di episodi che in questo lavoro di monitoraggio mi erano “sfuggiti”. In gennaio la sede casertana di Equitalia aveva ricevuto una lettera con polvere da sparo e un comunicato – anonimo – di ingiurie e minacce contro i dirigenti dell'agenzia (mentre nelle stesse ore un plico con un proiettile e un comunicato analogo giungeva nella sede di Via dell'Indipendenza di Livorno). Si citano anche altri episodi di minacce all'Agenzia delle Entrate sempre a Caserta, ma al momento la mia ricerca non ha trovato riscontri.

CONCLUDENDO
Alla luce di tutto questo, ho la sensazione che la stagione del terrore sia ricominciata. Non ci si stiamo avvicinando, ci siamo dentro fino al collo. Troppe voci, troppe coincidenze stanno fomentando un clima che è già estremamente pesante. Abbiamo paura. Personalmente, non sono rimasto sorpreso né dalla gambizzazione di Adinolfi né dall'esplosione della prima bomba. Indignato sì, ma non sorpreso. Anzi, mi sono detto “eccoli, sono tornati”.
La vicenda della Morvillo-Falcone, in questo contesto, mi ha fatto sorgere un dubbio terribile, perché:
si verifica dopo una serie di attentati rivendicati dalla FAI;
è fatta con ordigno artigianale (tipico di terroristi estemporanei come possono essere gli anarchici);
ha impressionanti analogie con un attentato fallimentare rivendicato confusamente da anarchici;
ha colpito la “legalità” - esattamente come un qualsiasi atto anarchico;
avviene pochi giorni prima che i vertici degli apparati citino espressamente gli anarchici come nemico numero uno;
Un po' di puzza di anarchia c'è, è innegabile. O meglio, c'è puzza di “induzione all'anarchia”.
L'attentato non è stato rivendicato e non lo sarà mai. Nessuno rivendica una cosa del genere. Mafia, schegge impazzite della criminalità, movente passionale, gesto isolato....si sono prese in considerazione le ipotesi più strampalate ma nessuno ha ancora fatto l'ipotesi degli anarchici. Anzi, tutti ci girano attorno senza citarli espressamente, neanche per escluderli con certezza. Sembra quasi che si prepari il campo ad una successiva accusa. Vuoi vedere che si tratta di una carta che può tornare buona in futuro? Aspettiamo e vediamo cosa succede. Non mi stupirei se su segnalazione di un tassista arrestassero un anarchico o se la FAI tornasse a far parlare di sé con qualcosa di eclatante.
Sono convinto che sia in corso una nuova forma di strategia della tensione. Impossibile individuarne i registi (governativi, antigovernativi, mafiosi, pubblici, privati, italiani o esteri) e, di conseguenza, gli obiettivi. E' però chiaro che ci sia qualcuno che vuole creare nuovamente un clima di paura. E a tal fine, esattamente come quarant'anni fa, gli anarchici rappresentano ancora il soggetto più facilmente infiltrabile e manipolabile.
Insomma teniamo d'occhio gli anarchici, di cui nessuno parla. Teniamo però d'occhio anche Caserta, della quale si parla ancora di meno. Perché Caserta?
Perchè è a CastelVolturno che è stata trovata la bombola cinque giorni prima dell'attentato.
Perchè è a Caserta che si materializza, dopo anni di silenzio, un altro spettro: i NAR.
Perchè l'attività anti-Equitalia, chiodo fisso della Fai, colpisce anche Caserta.
Anarchici, Caserta ed Equitalia sembrano essere delle costanti in tutta questa faccenda. Sullo sfondo, altre sigle terroristiche, la Grecia e Brindisi (da dove, tra le altre cose, ci si imbarca proprio per andare in Grecia). La cosa ci obbliga a restare, come sempre, con le orecchie dritte. Continuiamo a seguire i movimenti di anarchici e terroristi vari, ma non facciamo l'errore di sottovalutare la cronaca locale di Caserta e i movimenti dei clan là operanti. Questa vicenda è talmente sporca che un'eventuale implicazione della camorra potrebbe stupire soltanto un bambino.
Come nei tardi anni Sessanta, il Mediterraneo è nuovamente in fiamme. Cadono regimi, e con essi basi militari e pozzi petroliferi. Non dimentichiamoci che noi siamo la “portaerei” del Mediterraneo, che la Grecia ha una valenza strategica fondamentale, che chi controlla l'Egitto controlla – attraverso Suez – l'accesso al Mare Nostrum, che la Libia è la principale risorsa petrolifera dell'area. Ognuno di questi paesi ha subito scossoni enormi negli ultimi mesi, ed al momento è campo di battaglia tra diversi contendenti. Veramente c'è qualcuno tra di voi che pensa di non essere in guerra?

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