lunedì 19 dicembre 2011

XENOFOBIA, RAZZISMO E NEOFASCISMO ALL'ITALIANA

I recenti episodi avvenuti a Torino e Firenze, a dir poco sconvolgenti, riportano alla ribalta la questione del razzismo nel nostro Paese. Non ritengo necessario spendere parole su quanto avvenuto e preferisco lasciare ad altri, Napolitano in primis, la retorica della condanna e dello sdegno. Credo invece che sia il caso di parlare un po' del fenomeno razzismo/xenofobia/intolleranza, del quale non si parla più dall'autuno del 2008 (ricordate l'ondata di episodi di violenza a sfondo razziale, specie a Roma, all'indomani della vittoria elettorale di Berlusconi e della Lega?), come se il problema fosse improvvisamente sparito.



La Lega Nord, dicevamo. Partito di lotta e di governo, identitario e globalista, clericale e pagano, secessionista e statale. Gli studiosi del pensiero politico negli anni a venire riusciranno a definire il fenomeno molto meglio di quanto oggi non lo possiamo fare noi (e io meno che meno). Brevemente, cito il partito della Padania per ricordarvi a tutti che fino a ieri i suoi esponenti (o meglio, esemplari) erano nella coalizione di governo. Questo partito (o meglio, branco), negli ultimi anni ha ottenuto sensazionali risultati elettorali facendo leva sulla lotta all'immigrazione più o meno clandestina, concentrandosi sugli albanesi (anni '90), sugli islamici (dal 2001 in poi) e in tempi più recenti su rumeni e zingari. Non serve essere membri del CSM né grandi studiosi della Costituzione per sapere che un partito che ha come obiettivo statutario la disintegrazione dell'unità nazionale non dovrebbe avere accesso alla politica nazionale. Ma si sa, l'Italia è un paese strano e al posto del decreto di scioglimento è arrivata la reggenza del ministero della giustizia prima e degli interni poi.
La Lega non è altro che il più celebre e recente esponente di un peculiare partito della destra italiana: quello dei rivoluzionari da caserma. Azzardando un'abbozzo di folosofia della storia tanto cara ad alcuni intellettuali d'oggi (…), potrei affermare che nel nostro paese negli ultimi sessant'anni c'è stato un bipolarismo perfetto, quello che ha contrapposto i rivoluzionari da caserma (la destra, appunto) e i rivoluzionari da salotto (la sinistra e i suoi avvilenti derivati).
A cosa mi riferisco? Diamo un'occhiata a quelle che sono oggi le formazioni della “destra radicale”, quelle che parlano di "rivoluzione nazionale" o "conservatrice", ma che allo stesso tempo sono spesso accusate di fomentare l'intolleranza e l'odio nei confronti degli stranieri.
Cominciamo con Forza Nuova, movimento fondato “in contumacia” da Roberto Fiore e Massimo Morsello nel 1997, quando i due si trovavano ancora a Londra, in attesa di poter rientrare in Italia. Il primo, assieme a Peppe Dimitri (futuro portaborse di Alemanno) e a Gabriele Adinolfi (altro nome di un certo rilievo) fu uno dei fondatori del movimento Terza Posizione a cavallo tra gli anni '70 e '80. All'indomani della strage alla stazione di Bologna, si dileguò in Inghilterra, a quanto pare con le casse del gruppo (motivo per cui sembra che Fioravanti gli stesse dando la caccia), riuscendo così a fuggire ad un mandato di cattura per banda armata e associazione sovversiva, al quale non scampò una buona parte dell'estrema destra romana e non solo. Sorte simile toccò al suo collega Morsello, condannato a 8 anni perchè ritenuto membro dei NAR (il confine tra NAR e TP era piuttosto labile) e anch'egli rifugiatosi a Londra. Di loro due ormai si sa quasi tutto: la mancata estradizione da parte del governo inglese, il grande successo negli affari con Easy London e Meeting Point, la carriera musicale di Morsello. Quest'ultimo, morto di cancro nel 2001, nella primavera 1999 rientrò in Italia, accolto all'aeroporto da una nutrita schiera di fans: Francesco Storace, Enzo Fragalà, Carlo Taormina (si, proprio lui, l'avvocato di Franco Freda), Teodoro Buontempo, solo per citarne alcuni. Un mese dopo arrivò anche Fiore ma l'aeorporto si era ormai svuotato.
Pensate un po': c'è chi dice che i due, e in particolare Fiore, fossero protetti dall'MI6 britannico. Ma vi pare mai possibile che due soldati politici di questo livello, due rivoluzionari di tal risma, veri e autentici nemici del potere, potessero essere in combutta con qualche apparato? Eppure c'è chi queste follie le scrive: http://www.larouchepub.com/other/2004/3117tension_italy.html
Forza Nuova viene troppo spesso confusa con Casa Pound, specie negli ultimi tempi. E' un errore da non fare. Se chiedete a qualcuno di casa Pound cosa pensa di FN, vi risponderà: “quelli là sono tutti venduti, noi rappresentiamo la reale alternativa”. In effetti Casa Pound può vantare tutt'altra integrità politica e morale. Il suo nume tutelare è Gabriele Adinolfi. Lo abbiamo già trovato tra i fondatori di Terza Posizione. Qualche cenno biografico? Prendete il paragrafo in cui parlo di Fiore e sostituite il suo nome con quello di Adinolfi e Londra con Parigi. Fatto.
Se Adinolfi è l'ideatore delle occupazioni di destra in anni recenti (già con TP aveva dato il via ad iniziative simili), il fondatore ufficiale di Casa Pound è Gianluca Iannone. Ex missimo, il nostro non deve avere un passato di rilievo nella galassia dell'estrema destra romana, perchè il suo nome non compare in indagini particolarmente significative. Il fatto che non ci sia una pagina su Wikipedia a lui dedicata, poi, non ci aiuta. Non ci resta che apprezzare il suo look “futurista” e la sua splendida voce, che accompagna le mirabolanti note degli ZetaZeroAlfa.
[Dato che ci sono, vi do qualche consegna musicale: oltre ad andarvi a cercare le canzoni di Morsello contro droga e aborto, procuratevi “La ballata dello stocafisso” degli ZetaZeroAlfa e capirete lo spessore culturale della band ascoltando e riascoltando “Cinghiamattanza”. Fatto questo, procuratevi i 270bis, gruppo fondato da Marcello de Angelis, altro ex-esponente di Terza Posizione, con una biografia analoga a quella di Fiore e Adinolfi, con la sola differenza che in galera c'è stato e oggi come ricompensa fa il deputato in quota PdL, dopo essere stato senatore. Segnalo, infine, gli Hobbit, band portavoce semi-ufficiale di Forza Nuova.]
Strettamente legato a Casa Pound è il Blocco Studentesco, associazione dei giovani studenti di estrema destra. A parte la biografia dei loro fondatori, cosa accomuna Forza Nuova, Casa Pound e il Blocco Studentesco? Da un punto di vista “ideologico” FN ha un connotato più marcatamente clericale e reazionario, mentre CP e BS hanno un'inclinazione più sociale e materialistica. Se da una parte si fanno le campagne contro aborto e Grande Fratello, dall'altra si chiama a parlare Morucci, si ascolta De Andrè e si cerca di non essere una semplice accolita di nostalgici.
Sia qua che là, tuttavia, si parla di lotta all'immigrazione, allo strapotere delle banche, all'usura. Soprattutto, si prova una certa simpatia per la Destra di Storace e il Pdl, con il quale non si esita ad allearsi (fino ad arrivare ad un grottesco accordo con Scilipoti) e per il quale non si esita a fare il lavoro sporco (come a Piazza Navona, ma non solo).
Stiamo attenti però: quando parliamo di FN, CP e BS non parliamo di giovani teste rapate con bretelle e anfibi. Parliamo di organizzazioni che evitano certi atteggiamenti e certi abbigliamenti, perchè potrebbero essere controproducenti. Sarà per questo loro essere carini, ben vestiti e pettinati che Veltroni (solo per citarne uno) ha concesso loro tutti gli spazi fisici e politici di cui avevano bisogno? O sarà in virtù della loro incontenibile carica rivoluzionaria?
Non me ne vogliano i giovani identitari, ma nell'odierno panorama politico della destra italiana la situazione è la seguente: al vertice il Pdl di Berlusconi, con i suoi Taormina, Scilipoti e Gasparri; al suo fianco La Destra di Storace e Buontempo; alle dipendenze di questa i fascisti di destra di FN e quelli di sinistra di CP e i giovani del Blocco. Morale della favola, una struttura piramidale ben congeniata per contenere il dissenso a destra, con continuo interscambio di elementi, alcuni del livello di Daniela Santanchè. Una base che si pretende rivoluzionaria, ma che è perfettamente ingabbiata in meccanismi politici che riconducono agli ambienti istituzionali e (fino a ieri) governativi.

UN PASSO INDIETRO
A questo punto si rende necessario un piccolo excursus per riallacciarsi alla seconda parte del discorso. Fiore e Adinolfi, abbiamo detto, erano stati i fondatori di Terza Posizione (assieme al già ricordato Peppe Dimitri, personaggio sul quale ci sarebbe moltissimo da scrivere). Ma TP non è un fungo, e la sua fondazione si inserisce in un contesto ben preciso, che è quello dei tardi anni 70, all'indomani delle stragi di Brescia e dell'Italicus, quando i due gruppi storici Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo erano appena stati messi al bando.
Finita l'era dei tentativi di golpe e delle stragi, con il principe Borghese morto in Svizzera, Delle Chiaie in latitanza in America Latina e Pino Rauti sotto processo per la strage di Piazza Fontana, a tenere le redini dell'estrema destra italiana rimase per un po' Adriano Tilgher. Vice di Stefano delle Chiaie in Avanguardia Nazionale (che era, per chi non lo sapesse, l'ala militare del Fronte Nazionale di Borghese), Adriano Tilgher aveva contatti molto stretti con il già citato Peppe Dimitri ed è comunemente considerato l'uomo di transizione dalla fase golpista a quella “spontaneista”.
In epoche più recenti (e dopo essere stato condannato per ricostituzione del partito fascista e assolto due volte per strage) ha dato vita ad una serie di iniziative, tra le quali la Lega Nazionalpopolare e Alternativa Nazional Popolare; è rientrato quindi nella Fiamma Tricolore di Rauti e dopo esserne stato espulso ha fondato il Fronte Nazionale (da non confondersi con quello di Borghese né con quello creato da Freda qualche anno prima). Alle elezioni del 2006 Tilgher ha aderito assieme a Fiore e alla Mussolini all'effimera coalizione elettorale denominata Alternativa Sociale. Individuato il filone Borghese-Delle Chiaie-Tilgher-Dimitri-Fiore-Adinolfi-Iannone, ci risulta chiaro di come ai vertici del neofascismo italiano, nonostante un'infinito mutare di sigle, ci sia stata negli ultimi trent'anni una grande continuità di personaggi.
Ma c'è chi non ha voluto giocare a questo sporco gioco. Sto parlando dei duri, degli incazzati. Di quelli che hanno capito che con la Santanchè non si fa nessuna rivoluzione antimondialista o anti-sistema, e che vedono sbirri dappertutto. Per loro sono tutti venduti, tutti servi della Cia, della Nato e agenti della Digos. Loro invece sono rivoluzionari veri, non uomini di commissariato, sono “uomini differenziati” o meglio “soldati politici”. Mi riferisco ovviamente a quel filone che discende da Ordine Nuovo e che si riconosce nel pensiero di Evola, inizialmente raggruppatosi intorno a Rauti, quindi intorno a Freda. Quelli che parlavano di nuova aristocrazia, che vedevano gli avanguardisti (per non parlare dei tippini) come volgari proletari protocomunisti. Che fine hanno fatto oggi?
Rauti fa parte di un partito-barzelletta (andate a vedervi la vicenda dell'elezione del segretario della Fiamma Tricolore del 2002 e vi renderete conto che la litigiosità della sinistra è in confronto una bazzecola) e, a parte la concessione della figlia in dote ad Allemanno, è praticamente sparito dalla scena politica. Freda fa l'editore a tempo pieno e non compare davanti ai microfoni da anni, da quando cioè è stato condannato per "costituzione di associazione avente lo scopo di incitare alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali".
Ma se questi due pezzi da novanta del neofascismo sono praticamente spariti dalle scene, non dimentichiamoci della svolta della metà anni Ottanta: con l'URSS sempre meno adeguata nel recitare il ruolo di incubo collettivo, i giovani identitari si trovarono sul piatto d'argento il nuovo spauracchio: l'immigrato. In quegli anni approdarono sulle nostre coste le prime ondate migratorie provenienti dai paesi extra-europei, alle quali avrebbe di lì a poco fatto seguito l'arrivo dei profughi da Albania, Jugoslavia e Romania. Il primo a parlare di “espulsione degli allogeni” e di preservazione della purezza della razza contro il meticciato non fu, come voi potreste immaginare, l'ex presidente del senato Marcello Pera, ma Maurizio Boccacci con il suo Movimento Politico Occidentale.
Fino ad allora i gruppi neofascisti italiani avevano sempre adottato una retorica nostalgica, anticomunista, militarista, tradizionalista, clericale alle volte, neopagana alle altre. Da quel momento adottarono una linea apertamente xenofoba, legata in maniera indissolubile ad un codice di vestiario ben preciso: sbarcavano anche in Italia gli Skinhead (vero e proprio movimento “allogeno”, in quanto sorto in Inghilterra e di dimensioni ormai globali, il movimento musicale-politico-attitudinale degli skin meriterebbe un'analisi a parte, che mi riprometto di proporvi in futuro). Stiamo parlando di una rottura di particolare importanza, accompagnata da una drastica "spoliticizzazione", analoga a quella che negli stessi anni si diffondeva a sinistra con l'esplosione del fenomeno degli squatters. Se fino ad allora, con tutti i suoi limiti, la destra radicale italiana non aveva rinunciato all'elaborazione teorica e alla ricerca di punti di riferimento culturali (fossero i testi di Nietzsche, Evola, Guenòn, Spirito, Freda stesso, o addirittura Max Stirner), con l'irruzione degli skinhead la birra sostituirà i libri e lo slogan contro i “negri” prenderà il posto di ogni elucubrazione sui templari.
Colui che stese il tappeto rosso ai tatuati e rapati energumeni nostrati è, come dicevo, Maurzio Boccacci, che nel 1984 a Roma fondò il Movimento Politico Occidentale. Sul suo esempio, nel 1986 sorse il Veneto Fronte Skinhead e successivamente a Milano anche Organizzazione Skinhead. I tre gruppi si riunirono nel 1991 in una federazione denominata Base Autonoma. Un anno prima il vecchio lupo di mare Franco Freda, colta la ventata di novità apportata dal fenomeno, aveva capito che l'abilità nell'incendiare i dormitori per gli immigrati avrebbe potuto essere un buon parametro di valutazione per la selezione dei “soldati politici”. Il suo Fronte Nazionale tuttavia fallì nell'improbabile tentativo di coniugare un aulico linguaggio mistico-esoterico con beceri contenuti da birreria.
Il 1993 il giocattolino si ruppe: Base Autonoma e il FN vennero discolti in base alla Legge Mancino, i membri si sparpagliarono, il VFS rimase vivo ma a costo di schiacciarsi sempre più sulle posizioni della più protetta Fiamma Tricolore, Freda si ritirò alle letture. L'eroina, la cirrosi epatica, le manganellate o qualche coito senza precauzioni attuarono una drastica e darwiniana opera di selezione naturale tra gli skins, che mano a mano spariranno anche dalle curve. Nel nord la loro eredità verrà raccolta dalla Lega che riuscirà, grazie all'impegno dei suoi esponenti più illuminati, a trasformare la lavandaia in un novello ultrà del Verona. Non dimentichiamo che Borghezio vanta un passato in Ordine Nuovo e che Omar Tonani, promotore delle ronde, è un pezzo storico del Veneto Fronte Skinhead.
A Roma non ci sarà la Lega, ma quanti si erano radunati attorno a Boccacci troveranno nell'ex MSI il nuovo polo d'attrazione. Boccacci però non è un Freda, ha sempre voluto rimanere in prima linea e non ha mai accettato l'idea di farsi da parte. Più volte inquisito, processato e condannato nel corso degli anni per vari episodi di violenza e razzismo, darà vita al movimento denominato Militia. Aprite il giornale: lo hanno arrestato proprio ieri, il giorno dopo la strage di Firenze. Si sono improvvisamente accorti che odia ebrei, massoni e immigrati. Ma chi lo avrebbe mai pensato? 
Abbiamo parlato di Fiore, Adinolfi, Iannone, Tilgher, Freda, Rauti, Boccacci. Tutti a vario modo accusati di istigazione all'odio razziale e/o ricostituzione del partito fascista. Manca però il pezzo grosso, lo Scilipoti della destra “rivoluzionaria”. Di chi sto parlando? Di Gaetano Saya, ovviamente. Saya è il fondatore del partito Nuovo MSI-Destra Nazionale. Personaggio a dir poco surreale, è recentemente tornato agli onori delle cronache quando ha organizzato ronde composte da militanti vestiti in stile SA, con tanto di Sole Nero sul braccio a mo' di svastica. Per sua stessa ammissione (se non per millantato credito, come viene subito da pensare), Saya è stato agente del SISMI arruolato direttamente dal suo direttore Santovito, massone, membro di Gladio, intimo di Licio Gelli, accusatore di Andreotti in occasione dell'omicidio Pecorelli e mille altre cose. Ammiratore di George Bush e di Israele, il “nazionalista” Saya ha sempre vantato ai quattro venti l'appartenenza alle più occulte e misteriose logge massoniche e associazioni spionistiche legate alla NATO.
Nel 2004 venne arrestato, assieme a Riccardo Sindoca, con l'accusa di aver formato un corpo di polizia parallelo con funzioni di antiterrorismo, denominato DSSA: scopo dell'organismo sarebbe stato quello di combattere il terrorismo islamico. La vicenda presenta degli aspetti inquietanti (sembra che della DSSA facesse parte anche Fabrizio Quattrocchi), ma i suoi sviluppi giudiziari non sembrano essere approdati a nulla. Per lo meno su internet non si trovano grandi notizie. Anzi, state attenti a non farlo incazzare: guardate un po' la sua pagina di Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Gaetano_Saya (dato che ci siete, date un'occhiata anche a quella di Roberto Fiore). Di Saya ne parla parecchio Tassinari nel libro “Fascisteria”, ne parlarono tutti i giornali quando venne arrestato nel 2004, ne hanno parlato le Iene di recente (lo hanno anche intervistato), si trovano numerose sue performance su youtube. Avete quindi modo di sbizzarrirvi e divertirvi navigando su internet. Potrete così rendervi conto di come il personaggio presenti aspetti carnevaleschi a fianco di altri decisamente inquietanti.

Ecco, è così finito il mio excursus sulla xenofobia italiana. Ho citato una serie di personaggi con relative denunce, condanne, latitanze ventennali divenute casi internazionali. Ho parlato di movimenti e partiti politici entrati nel governo, di altri sciolti per decreto ma rifondati sotto sigle diverse. Non accusatemi di aver parlato di eversione.

LA SOLITA STORIA
Conoscendo questi retroscena, capite con quale spirito ho appreso la notizia dell'ennesimo arresto di Boccacci. Devono uccidere due sengalesi a Firenze perchè polizia e magistratura si accorgano dell'attività di Boccacci a Roma? Ogni volta si tira in ballo questa o quell'associazione, si cade dalle nuvole e si grida allo scandalo. Come se i membri di ognuno di questi gruppuscoli non fossero schedati uno ad uno. Come se i loro capi, plurigiudicati e spesso pluricondannati, non avessero gli occhi dello stato addosso.
Finiamola di indignarci per una croce celtica o per un saluto romano. Smettiamola di vedere questi atti di violenza come il gesto di un ragazzino esaltato o di un pazzo invasato, isolato dal mondo e disperato nella sua solitudine. Anche riguardo ad Andrea Insabato (ve lo ricordate?) usavano parole del tipo “è uno scoppiato e non sappiamo chi sia”, solo che dopo aver messo la bomba al Manifesto ha presenziato - in stampelle - ai raduni di Forza Nuova, accolto come un eroe.
Vincenzo Vinciguerra, che di neofascismo ne sa qualcosa, riguardo ai giovani neofascisti afferma: “Nessuna condanna nei confronti dei giovani di oggi, solo la constatazione che la loro presenza umana e politica è per l'Italia perfettamente inutile, anzi dannosa perchè sono ancora, come in passato, funzionali ai giochi di potere degli ex "fascisti" di Alleanza nazionale. Lasciamoli ai loro concerti, alle loro discussioni, al loro vano agitarsi sotto la protezione della Digos, pronta a mandarli in galera se le comunità ebraiche lo chiederanno a Fini e a La Russa.”
Io sto affermando qualcosa di molto simile. I giovani fascisti/nazisti/razzisti che oggi credono di essere “contro il sistema”, convinti di militare in gruppi “rivoluzionari”, sono guardati a vista, e per loro, data la scarsa consistenza numerica, vale ancor di più il discorso fatto su queste pagine in merito ai militanti di sinistra. Frequentano un ambiente di plurigiudicati e pluricondannati, che nonostante tutto continuano a godere di libertà di azione politica e per una miriade di fattori (anagrafici, economici, sociali, culturali) sono molto facilmente manipolabili. Sono pericolosi solo nel momento in cui qualcuno garantisce loro impunità, li istiga o li lascia fare. Negli anni Settanta funzionava esattamente allo stesso modo.
Per questo motivo vi prego di non parlarmi di “attacco allo stato di diritto”, “fatti deprecabili” o amenità simili. Il partito dell'intolleranza in Italia è qualcosa di strettamente legato a parlamento, senato, questure e caserme, fino a ieri era al governo, vede ai propri vertici i soliti personaggi arci-noti. E come se non bastasse, gode di improvvise “illuminazioni”, come quella di Roberto Sandalo. Chi è costui? Ex terrorista di estrema sinistra (Prima Linea), condannato nei primi anni Ottanta per aver partecipato a numerosi omicidi, ottenne sconti di pena e una nuova identità come ricompensa per aver fatto i nomi e portato allo smantellamento dell'organizzazione in cui militava. A distanza di molti anni, nel 2007, lo ritroviamo sui giornali: si è convertito al cristianesimo, è entrato nelle Guardie Padane, ha formato un'organizzazione fondamentalista cattolica e ha fatto numerosi attentati incendiari contro simboli e sedi delle comunità islamiche del milanese. Nel frattempo, un arresto per rapina. Adesso voi mi spiegate come fa una persona comune, che non sia un “parastatale”, ad accumulare un curriculum del genere. Perché un collaboratore di giustizia - che lo Stato ha tutelato al punto da fornire una nuova identità - non è certo V per Vendetta. La sua vicenda è grottesca solo se affrontata in maniera superficiale. Capacità critica e di contestualizzazione fanno invece sorgere degli interrogativi di non poco conto. Perché lo stato tutela una simile "conversione" e una simile attività? Questa domanda riguarda non solo il "folgorato dalla luce divina" Sandalo, ma andrebbe allargata a tutti i personaggi menzionati in queste righe.
All'arresto di Boccaccio e degli altri esponenti di Militia bisogna rispondere con una risata. Come bisogna ridere di quanti si sono accorti che esiste Casa Pound, di quanti urlano che la costituzione vieta la ricostituzione del partito fascista e bla, bla, bla. Questi ragazzotti con gli abiti firmati hanno un tasso di autonomia operativa pari a zero. Contro gli studenti anti-Gelmini o contro i comitati pro-De Magistris, hanno sempre costuito la manovalanza. Mai potranno ambire a nulla di più degno. La violenza razzista e l'intolleranza possono verificarsi solo se i controllori lo consentono. Vale lo stesso discorso che abbiamo fatto per gli scontri di Roma. Anche qua dobbiamo chiederci: chi ha interesse ad alzare il livello di tensione sociale? E quale scopo si pone?
Una possibile ipotesi è quella di risvegliare vecchie tensioni, che nei momenti di crisi sono sempre un ottimo vaso di compensazione. Il rischio di vedere anche da noi scene simili a quelle di Londra di quest'estate non è così lontano, basti pensare a quanto già accaduto in Calabria e nei vari Cpt. I centri sociali (già riattivati da mo') non aspetterebbero altro. Cosa potrebbe mai avere da perdere il potere, se il dissenso si trasformasse in una guerra tra “zecche rosse”, “fasci infami” e “sporchi negri”?
All'interno di questa logica potrebbe anche essere in atto “una strategia della tensione orientata a destra”, mirante a colpire i potenziali aspetti rivoluzionari con cui i neofascisti si riempiono la bocca. Se la denuncia del signoraggio bancario, la critica alle politiche del FMI e della BCE, l'opposizione alla globalizzaione (da un punto di vista non solo economico, ma anche culturale) rischiano di ottenere troppi consensi, i gesti di violenza gratuita hanno la grande capacità di stroncare sul nascere ogni dibattito che abbia un minimo di contenuto politico. Di fronte all'atto criminale e odioso, passa tutto in secondo piano, anche eventuali - e piuttosto rare - prese di posizioni e rivendicazioni di un qualche valore. Per la gioia di Adinolfi, Fiore e Borghezio, nelle loro conventicole ogni parvenza di pensiero verrebbe immediatamente debellato a tutto vantaggio dei grugniti di energumeni molto più facilmente manipolabili. Si sa che i sudditi ignoranti sono quelli più amati da chi li comanda.
Al di là di questi squallidi interessi di bottega, si potrebbe ottenere un risultato politico di portata ben più ampia. La lavandaia potrà smettere i panni dell'ultrà del Verona per cercare altrove il partito dell'ordine, individuando, nel giovane sanguinario razzista, il suo ultimo spauracchio. La lista verrebbe così aggiornata: dopo il comunista, l'albanese, il fondamentalista islamico, il pit bull mangia-bambini e Wanna Marchi, eccovi servito l'ultimo nemico perfetto. Non sia mai che gli italiani distolgano lo sguardo dal dito per azzardarsi a seguire la sua indicazione e vedere così la luna.
Molto probabilmente sto montando un caso che non esiste. La strage di Firenze va considerata come il gesto isolato di un pazzo, perchè Casseri si è suicidato e non è diventato sottosegretario. Sul pogrom di Torino tuttavia le mie perplessità sono molto forti. In quel caso si è trattata di una violenza collettiva: se la storia non mi inganna, i pogrom, quando non venivano stroncati, avevano sempre il silenzioso appoggio dei poteri politici di turno, nella Russia zarista come nella Germania di Hitler.
Lasciamo stare il Terzo Reich, Pound e Mussolini, che non c'entrano nulla. I tempi in cui viviamo sono quelli di crisi ed è proprio la crisi che ci obbliga a tenere gli occhi aperti, possibilmente puntati verso la luna, ringraziando il dito per la cortese indicazione.

P.S.: Questo articolo è stato scritto il giorno dopo la strage di Firenze (lo avrete notato dai riferimenti temporali, che ho voluto lasciare inalterati), ma ho deciso di non pubblicarlo perchè ad una prima revisione mi era apparso troppo “complottista”. La lettura dell'ultimo post di Aldo Giannuli (http://www.aldogiannuli.it/2011/12/breivik-e-gli-altri/) mi ha tuttavia convinto a pubblicarlo, perché ci ho trovato ragionamenti simili e soprattutto un allargamento dell'analisi ad altri fatti internazionali, che qui non ho considerato. Insomma, siamo in due, e la compagnia di uno studioso ed esperto del calibro di Giannuli mi onora anche qualora avessimo sbagliato entrambi.














2 commenti:

  1. Caro Kopp,
    ti scrivo per chiederti un ulteriore sforzo (oltre a quello -me ne rendo conto- enorme che ti è costato postare un articolo così lungo e documentato) e rispondere ad una mia domanda (per inciso: la domanda di un ignorante).
    Ti premetto che non ho pregiudizi di alcuna natura rispetto a "teorie complottiste" quale potrebbe apparire a primo acchito quella che qui proponi. Rispetto ad esse mi esprimo nei seguenti termini: "non sono sicuro che dicano la verità, ma sono certo che non mentono!".
    La domanda, però, mi sovviene ugualmente: a chi conviene alzare il livello dello scontro soprattutto ora che la situazione sociale è già sufficientemente tesa? Certo, so perfettamente che la creazione di un capro espiatorio è la tecnica migliore (nonchè la più antica) per incanalare il dissenso in altre direzioni. Ma allora ti pongo un' altra questione: quanto pensi che convenga realmente ai movimenti di estrema destra esporsi in maniera così palese? Cosa gliene verrebbe in cambio?
    A presto

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  2. Carissimo Sid,
    innanzitutto grazie per il commento al post (che ho ripostato perché mio sono accorto che il mio browser non visualizzava alcuni passaggi - spero che la cosa abbia riguardato solo il mio pc e qualora così non sia stato me ne scuso con te e gli altri lettori).
    La tua non è una domanda da ignorante, è una domanda giustissima, perché finché il "cui prodest" rimane lettera morta, ogni analisi di questo tipo, per quanto documentata, non va al di là della semplice illazione. Lo spazio che ho qui a disposizione tuttavia mi impedisce di rispondere adeguatamente. Lo farò appena possibile in un nuovo post.
    Un abbraccio

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