Torniamo a parlare di terrorismo,
argomento tanto attuale quanto preoccupante. La sequenza degli
avvenimenti, con particolare riferimento alla FAI, era già stata
ricostruita nel precedente post. Cerchiamo ora di aggiornare
l'analisi a quanto accaduto nell'ultima settimana, da quando cioè è
esplosa la bomba davanti alla scuola Morvillo - Falcone di Brindisi.
L'attentato, come si sa, è costato la
vita alla giovane Melissa, ha ridotto in fin di vita una sua compagna
e ha ferito altre sette ragazze. Come sempre accade in questi casi,
lascio ad altri i giudizi morali, perché ritengo che il modo
migliore per esprimere la propria solidarietà alle vittime sia
rispettare in silenzio il loro dolore, evitando la retorica tanto
cara ai nostri sciacalli televisivi.
L'attentato di Brindisi si verifica in
un momento in cui la tensione è, nel nostro Paese, in costante
crescendo. Da ottobre ad oggi ci sono state numerose manifestazioni
violente (gli studenti prima, quindi i no Tav, fino agli scontri
fuori dalle sedi di Equitalia), alla quale hanno fatto da cornice le
bombe della FAI, le Molotov sempre contro Equitalia,
pseudo-insurrezioni fulminee quanto poco chiare come quella dei
Forconi. C'è poi stato l'episodio di Casseri a Firenze, l'impennata
di criminalità a Roma, l'ondata di suicidi legati alla
crisi...insomma, stanno venendo al pettine numerosi problemi
regressi, in una situazione che sembra si stia vorticosamente
avvitando su sé stessa. L'agguato ad Adinolfi e, subito dopo, la
bomba di Brindisi, hanno segnato un ulteriore surriscaldamento del
clima – sebbene il dovere di concedere la giusta copertura al
terremoto in Emilia abbia impedito ai nostri mass media di propinarci
un'intera settimana di sfrenato allarmismo.
Al contempo, il comportamento adottato
dal governo appare quantomeno discutibile. Già da mesi la
Cancellieri, Monti, la Fornero e compagnia sembrano fare di tutto per
farsi odiare: l'intransigenza sulla TAV, le sparate contro i giovani,
i bamboccioni, il posto fisso, gli esodati ecc. La situazione sociale
è alquanto preoccupante, ma la strategia comunicativa scelta dal
governo risulta, per essere buoni, demenziale. Visto il grado di
discredito della classe dirigente e la delicatezza dei problemi in
questione, c'è bisogno di buon senso ed elasticità, non certo di
atteggiamenti da bulldozer. Sempre, ovviamente, che si voglia evitare
di far degenerare il conflitto sociale.
In questa escalation di antipatia, il
governo ha eletto Equitalia a paladino dei diritti e della
costituzione, infischiandosene apertamente del pessimo ritorno di
immagine che una scelta del genere inevitabilmente comporta. Eppure
Monti ed i suoi avevano cominciato molto bene, ottenendo popolarità
e consensi in ogni fascia dell'elettorato grazie, soprattutto, ad una
strategia comunicativa che li presentava come coloro che avrebbero
messo le cose a posto. Da giustizieri, i nostri, per loro stessa
scellerata iniziativa, si sono trasformati agli occhi degli italiani
in spietati avvoltoi.
Questo crollo di consensi del governo,
che fa il paio con l'odio verso i partiti, è da qualche tempo
accompagnato anche dall' ”allarme sicurezza”. Il clima di ansia
cresce giorno dopo giorno e si parla sempre più di un possibile
ritorno agli anni di piombo, una sorta di profezia che sembra
auto-avverarsi. Già nell'aprile 2008, all'indomani delle elezioni,
Alemanno paventava una possibilità di recrudescenze terroristiche
poiché le due ali estreme della politica italiana avevano perso
rappresentanza parlamentare (dato che né Rifondazione Comunista né
la Destra avevano ottenuto il raggiungimento della soglia del 4%). Da
allora cominciò un lento ma inesorabile crescendo.
Oggi tutti dicono di non voler tornare
al clima degli anni di piombo. Ma siamo già in piena psicosi. Uno
zaino abbandonato da una signora blocca tutto il centro di Napoli per
una mattinata. Non passa giorno senza allarme bomba in ogni città e
adesso, ovviamente, in ogni scuola. Si parla di controlli,
prevenzione, aumento degli effettivi, delle scorte. Il terrorismo è
tornato a conquistare le prime notizie di tv e giornali.
CONFUSIONE
L'episodio della scuola di Brindisi è
difficilmente inquadrabile. L'unica certezza è che l'obiettivo
dell'assassino (o, come appare più probabile) degli assassini era
quello di causare una strage. E' morta una sola ragazza, ma dato il
potenziale esplodente, la scelta dei tempi e del luogo per la
collocazione dell'ordigno, chi ha posizionato il cassonetto voleva
colpire più ragazzi possibile. Oggi quindi parliamo di una giovane
vita spezzata e di un'altra ragazza in lotta per la sopravvivenza, ma
si tratta solo di un caso se non parliamo di “strage di ragazze”,
cioè di cinque, sei o otto giovani vittime. Teniamolo presente
perché era questo l'intento dell'attentatore, che non voleva
compiere un atto dimostrativo, né colpire qualcuno in particolare,
ma compiere una strage indiscriminata di giovani innocenti.
Questa, dicevo, è l'unica certezza.
Per il resto, nulla è chiaro: l'assassino ha agito da solo o ha
avuto dei complici? La bomba è stata attivata da un timer (come si
disse inizialmente) o da un comando a distanza (come affermato in un
secondo momento)? Quando è stato posizionato il cassonetto, la sera
precedente, durante la notte o a ridosso dell'ingresso dei ragazzi a
scuola? Oggi viene ventilata addirittura l'ipotesi del tritolo e si
parla di un pick-up bianco. Si tratta di domande alle quali noi non
possiamo dare risposta. Il problema è che chi invece la risposta la
dovrebbe dare, ovvero gli inquirenti, sta facendo una grandissima
confusione.
Le procure di Brindisi e quella
antimafia di Lecce hanno cominciato una guerra aperta, sconfessando
l'una l'operato dell'altra. Di Napoli (Brindisi) parla di un video e
di un indiziato, Motta (Lecce) nega l'esistenza di entrambi. Per il
primo si tratta di un gesto isolato. Per il secondo nessuna ipotesi
va esclusa, ma neppure azzardata. Insomma, stiamo parlando di
colleghi, accomunati da un obiettivo condiviso (la cattura dei
responsabili), o di due rivali interessati solo a sputtanarsi a
vicenda? Chi lo sa. Certamente da questa situazione le indagini hanno
ben poco da guadagnare. Carrierismo ed incompetenza sono senza dubbio
nel Dna del nostro apparato giudiziario per cui, per il momento, non
è ancora il caso di parlare di depistaggi. In ogni caso la nostra
storia la conosciamo e sappiamo benissimo che ad ogni strage avvenuta
in Italia ha fatto seguito, sistematicamente, qualche forma di
depistaggio. Da Portella della Ginestra alle stragi di mafia degli
anni 90 non esiste una singola eccezione. Qualora le indagini su
Brindisi procedessero senza intoppi, avremmo a che fare con un
fenomeno senza precedenti nella nostra storia repubblicana.
UN ATTENTATO SENZA PRECEDENTI
Veniamo ora ad analizzare come è stata
letta, interpretata e raccontata l'intera vicenda dai mass media e
dai politici.
Partiamo da un'assenza. Sin da un primo
momento, si è detto che per modalità ed obiettivo si trattava di un
episodio senza precedenti, cosa che farebbe escludere l'implicazione
della criminalità organizzata (sia Cosa Nostra o la Sacra Corona
Unita) o il movente politico. Mafiosi e terroristi, si è detto, non
hanno mai colpito le scuole. Falso. Il 4 ottobre 1969, in via
Caravaggio a Trieste, la cellula veneto-triestina di Ordine Nuovo
collocò una bomba sul davanzale di una finestra della scuola
slovena. L'ordigno, che aveva un potenziale doppio rispetto a quello
della bomba che due mesi dopo avrebbe devastato la Banca Nazionale
dell'Agricoltura a Piazza Fontana, non esplose solo grazie ad un
bidello, che si accorse della sua presenza.
Un precedente quindi, c'è, per quanto
datato e diverso se non nell'intenzione di uccidere bambini. Ce n'è
però anche un altro, molto più vicino nei tempi, nei luoghi e nelle
modalità. Un precedente al quale, inspiegabilmente, le fanfare
mediatiche non hanno dato il minimo risalto. Da cinque giorni ci si
arrovella su ogni testimonianza, più o meno anonima, riguardante
l'attentato, ma pochi hanno sottolineato le analogie con questo
episodio:
Guardate in che data è stata riportata
la notizia. Si, avete visto bene, è il 14 maggio, cinque giorni
prima di Brindisi. E anche qua si tratta di una bombola del gas
piazzata fuori da una scuola. Una coincidenza perlomeno curiosa,
della cui scoperta non intendo assumermi i meriti (a Cesare quel che
è di Cesare: la notizia, segnalata da un lettore, è stata
pubblicata nel blog di Giannuli). In rete troverete altri riscontri,
come questo:
Va dato comunque merito ad alcuni
giornali, non certo al Corriere o a Repubblica, né tantomeno alle
TV, di essersi accorti della coincidenza:
Insomma, i precedenti ci sono. Basta
non ometterli.
ORACOLI E PROFETI
Ho già parlato di quanto la classe
politica va mormorando da mesi, caricando ulteriormente un'atmosfera
già di per sé piuttosto cupa. Ma come si sono comportate le
istituzioni da quando è avvenuto il fattaccio?
Il ministro Cancellieri, appena saputo
dell'episodio, ha commentato “si tratta di un attentato contro la
legalità”. Difficile da contraddire, anzi, applausi scroscianti
perché almeno stavolta non ha tirato in ballo il movimento No Tav.
Non c'è dubbio che si tratti di un gravissimo attacco alla legalità
ma non credo sia questo l'aspetto peculiare dell'attentato.
Personalmente, prima che contro la legalità, lo definisco un atto
inumano, contro la nazione, contro i nostri figli, contro il futuro,
contro la cultura...insomma, è stata colpita una scuola, non una
pretura. Scuola premiata nei concorsi per la legalità, ok, ma pur
sempre una scuola. E uccidere bambini credo sia disumano prima che
illegale.
Il procuratore nazionale antimafia,
Libero Grasso, ha invece definito il gesto “terroristico”, pur
rinunciando a darne una coloritura politica.
Due giorni fa il presidente della
repubblica Giorgio Napolitano, parlando in occasione del ventesimo
anniversario della strage di Capaci, è riuscito ad affermare che non
è da escludersi il ritorno di una stagione stragista. Non abbiamo il
diritto di sapere perché e per conto di chi dovremmo morire, ma così
è. Grazie presidente, gentilissimo.
Lo stesso giorno Giorgio Piccirillo,
direttore dell'AISI, ha annunciato che presto gli anarchici della FAI
colpiranno ancora. Lo faranno contro Finmeccanica (ancora!), banche
(ancora!), forze armate (ancora!), enti economici italiani e greci
(ancora!). Vuoi vedere che Piccirillo legge questo blog?
Oggi il capo della polizia Manganelli,
alla festa annuale della polizia, ha ribadito che il pericolo per il
Paese proviene dall'area anarco-insurrezionalista, che ha fatto il
salto di qualità.
Grazie care istituzioni. Grazie a voi
siamo tutti più tranquilli. E sappiamo che il mondo si divide in
due: la legalità da un parte, il terrorismo anarco-insurrezionalista
dall'altra.
ULTIMI AGGIORNAMENTI
Ultimamente accade che quando sto per
terminare un post, arrivino puntuali delle notizie che non posso fare
a meno di riportare.
Stamattina sono tornate a farsi vive le
BR: all'Ansa di Ancona è stato inviato un comunicato a firma della
“Brigata Gino Liverani – Diego”, nella quale l'organizzazione
attribuisce il gesto di Brindisi a governo e padroni e annuncia la
necessità del rilancio della lotta armata.
(http://multimedia.quotidiano.net/?media=36205&tipo=photo&id=1351339&cat_principale_page=1&canale=0&canale_page=1)
Nel pomeriggio nuovamente le Brigate
Rosse: né danno notizia Il Giornale e Il Corriere della Sera, che
affermano di aver ricevuto un comunicato con l'invito, esteso ai
rivoluzionari, di rilanciare la lotta
armata per colpire i rappresentanti dei partiti di regime,
Confindustria, il sistema bancario e i loro “giornalisti servi”.
A firmare il documento è la semplice sigla “Brigate Rosse”.
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/25/terrorismo-volantini-firmati-brigate-rosse-corriere-giornale/242075/)
In contemporanea, le agenzie hanno
riportato anche un'altra notizia, che potrebbe rivelarsi
particolarmente interessante. Una lettera firmata dai “NAR Nucleo
Armato Rivoluzionario Giuseppe Valerio Il Giusta" è stata
infatti recapitata alla redazione della Nuova Gazzetta di Caserta. La
missiva contiene minacce contro Mario Monti e il suo governo di
tecnici e ad Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle Entrate.
Al riguardo, le notizie riportate dalle
agenzie citano anche un paio di episodi che in questo lavoro di
monitoraggio mi erano “sfuggiti”. In gennaio la sede casertana di
Equitalia aveva ricevuto una lettera con polvere da sparo e un
comunicato – anonimo – di ingiurie e minacce contro i dirigenti
dell'agenzia (mentre nelle stesse ore un plico con un proiettile e un
comunicato analogo giungeva nella sede di Via dell'Indipendenza di
Livorno). Si citano anche altri episodi di minacce all'Agenzia delle
Entrate sempre a Caserta, ma al momento la mia ricerca non ha trovato
riscontri.
CONCLUDENDO
Alla luce di tutto questo, ho la
sensazione che la stagione del terrore sia ricominciata. Non ci si
stiamo avvicinando, ci siamo dentro fino al collo. Troppe voci,
troppe coincidenze stanno fomentando un clima che è già
estremamente pesante. Abbiamo paura. Personalmente, non sono rimasto
sorpreso né dalla gambizzazione di Adinolfi né dall'esplosione
della prima bomba. Indignato sì, ma non sorpreso. Anzi, mi sono
detto “eccoli, sono tornati”.
La vicenda della Morvillo-Falcone, in
questo contesto, mi ha fatto sorgere un dubbio terribile, perché:
si verifica dopo una serie di attentati
rivendicati dalla FAI;
è fatta con ordigno artigianale
(tipico di terroristi estemporanei come possono essere gli
anarchici);
ha impressionanti analogie con un
attentato fallimentare rivendicato confusamente da anarchici;
ha colpito la “legalità” -
esattamente come un qualsiasi atto anarchico;
avviene pochi giorni prima che i
vertici degli apparati citino espressamente gli anarchici come nemico
numero uno;
Un po' di puzza di anarchia c'è, è
innegabile. O meglio, c'è puzza di “induzione all'anarchia”.
L'attentato non è stato rivendicato e
non lo sarà mai. Nessuno rivendica una cosa del genere. Mafia,
schegge impazzite della criminalità, movente passionale, gesto
isolato....si sono prese in considerazione le ipotesi più
strampalate ma nessuno ha ancora fatto l'ipotesi degli anarchici.
Anzi, tutti ci girano attorno senza citarli espressamente, neanche
per escluderli con certezza. Sembra quasi che si prepari il campo ad
una successiva accusa. Vuoi vedere che si tratta di una carta che può
tornare buona in futuro? Aspettiamo e vediamo cosa succede. Non mi
stupirei se su segnalazione di un tassista arrestassero un anarchico
o se la FAI tornasse a far parlare di sé con qualcosa di eclatante.
Sono convinto che sia in corso una
nuova forma di strategia della tensione. Impossibile individuarne i
registi (governativi, antigovernativi, mafiosi, pubblici, privati,
italiani o esteri) e, di conseguenza, gli obiettivi. E' però chiaro
che ci sia qualcuno che vuole creare nuovamente un clima di paura. E
a tal fine, esattamente come quarant'anni fa, gli anarchici
rappresentano ancora il soggetto più facilmente infiltrabile e
manipolabile.
Insomma teniamo d'occhio gli anarchici,
di cui nessuno parla. Teniamo però d'occhio anche Caserta, della
quale si parla ancora di meno. Perché Caserta?
Perchè è a CastelVolturno che è
stata trovata la bombola cinque giorni prima dell'attentato.
Perchè è a Caserta che si
materializza, dopo anni di silenzio, un altro spettro: i NAR.
Perchè l'attività anti-Equitalia,
chiodo fisso della Fai, colpisce anche Caserta.
Anarchici, Caserta ed Equitalia
sembrano essere delle costanti in tutta questa faccenda. Sullo
sfondo, altre sigle terroristiche, la Grecia e Brindisi (da dove, tra
le altre cose, ci si imbarca proprio per andare in Grecia). La cosa
ci obbliga a restare, come sempre, con le orecchie dritte.
Continuiamo a seguire i movimenti di anarchici e terroristi vari, ma
non facciamo l'errore di sottovalutare la cronaca locale di Caserta e
i movimenti dei clan là operanti. Questa vicenda è talmente sporca
che un'eventuale implicazione della camorra potrebbe stupire soltanto
un bambino.
Come nei tardi anni Sessanta, il
Mediterraneo è nuovamente in fiamme. Cadono regimi, e con essi basi
militari e pozzi petroliferi. Non dimentichiamoci che noi siamo la
“portaerei” del Mediterraneo, che la Grecia ha una valenza
strategica fondamentale, che chi controlla l'Egitto controlla –
attraverso Suez – l'accesso al Mare Nostrum, che la Libia è
la principale risorsa petrolifera dell'area. Ognuno di questi paesi
ha subito scossoni enormi negli ultimi mesi, ed al momento è campo
di battaglia tra diversi contendenti. Veramente c'è qualcuno tra di
voi che pensa di non essere in guerra?
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