I recenti episodi avvenuti a Torino e
Firenze, a dir poco sconvolgenti, riportano alla ribalta la questione
del razzismo nel nostro Paese. Non ritengo necessario spendere parole
su quanto avvenuto e preferisco lasciare ad altri, Napolitano in
primis, la retorica della condanna e dello sdegno. Credo invece che
sia il caso di parlare un po' del fenomeno
razzismo/xenofobia/intolleranza, del quale non si parla più
dall'autuno del 2008 (ricordate l'ondata di episodi di violenza a
sfondo razziale, specie a Roma, all'indomani della vittoria
elettorale di Berlusconi e della Lega?), come se il problema fosse
improvvisamente sparito.
La
Lega Nord, dicevamo. Partito di lotta e di governo, identitario e
globalista, clericale e pagano, secessionista e statale. Gli studiosi
del pensiero politico negli anni a venire riusciranno a definire il
fenomeno molto meglio di quanto oggi non lo possiamo fare noi (e io
meno che meno). Brevemente, cito il partito della Padania per
ricordarvi a tutti che fino a ieri i suoi esponenti (o meglio,
esemplari) erano nella coalizione di governo. Questo partito (o
meglio, branco), negli ultimi anni ha ottenuto sensazionali risultati
elettorali facendo leva sulla lotta all'immigrazione più o meno
clandestina, concentrandosi sugli albanesi (anni '90), sugli islamici
(dal 2001 in poi) e in tempi più recenti su rumeni e zingari. Non
serve essere membri del CSM né grandi studiosi della Costituzione
per sapere che un partito che ha come obiettivo statutario la
disintegrazione dell'unità nazionale non dovrebbe avere accesso alla
politica nazionale. Ma si sa, l'Italia è un paese strano e al posto
del decreto di scioglimento è arrivata la reggenza del ministero
della giustizia prima e degli interni poi.
La
Lega non è altro che il più celebre e recente esponente di un
peculiare partito della destra italiana: quello dei rivoluzionari da
caserma. Azzardando un'abbozzo di folosofia della storia tanto cara
ad alcuni intellettuali d'oggi (…), potrei affermare che nel nostro
paese negli ultimi sessant'anni c'è stato un bipolarismo perfetto,
quello che ha contrapposto i rivoluzionari da caserma (la destra,
appunto) e i rivoluzionari da salotto (la sinistra e i suoi avvilenti
derivati).
A
cosa mi riferisco? Diamo un'occhiata a quelle che sono oggi le
formazioni della “destra radicale”, quelle che parlano di
"rivoluzione nazionale" o "conservatrice", ma che
allo stesso tempo sono spesso accusate di fomentare l'intolleranza e
l'odio nei confronti degli stranieri.
Cominciamo
con Forza Nuova, movimento fondato “in contumacia” da Roberto
Fiore e Massimo Morsello nel 1997, quando i due si trovavano ancora a
Londra, in attesa di poter rientrare in Italia. Il primo, assieme a
Peppe Dimitri (futuro portaborse di Alemanno) e a Gabriele Adinolfi
(altro nome di un certo rilievo) fu uno dei fondatori del movimento
Terza Posizione a cavallo tra gli anni '70 e '80. All'indomani della
strage alla stazione di Bologna, si dileguò in Inghilterra, a quanto
pare con le casse del gruppo (motivo per cui sembra che Fioravanti
gli stesse dando la caccia), riuscendo così a fuggire ad un mandato
di cattura per banda armata e associazione sovversiva, al quale non
scampò una buona parte dell'estrema destra romana e non solo. Sorte
simile toccò al suo collega Morsello, condannato a 8 anni perchè
ritenuto membro dei NAR (il confine tra NAR e TP era piuttosto
labile) e anch'egli rifugiatosi a Londra. Di loro due ormai si sa
quasi tutto: la mancata estradizione da parte del governo inglese, il
grande successo negli affari con Easy London e Meeting Point, la
carriera musicale di Morsello. Quest'ultimo, morto di cancro nel
2001, nella primavera 1999 rientrò in Italia, accolto all'aeroporto
da una nutrita schiera di fans: Francesco Storace, Enzo Fragalà,
Carlo Taormina (si, proprio lui, l'avvocato di Franco Freda), Teodoro
Buontempo, solo per citarne alcuni. Un mese dopo arrivò anche Fiore
ma l'aeorporto si era ormai svuotato.
Pensate
un po': c'è chi dice che i due, e in particolare Fiore, fossero
protetti dall'MI6 britannico. Ma vi pare mai possibile che due
soldati politici di questo livello, due rivoluzionari di tal risma,
veri e autentici nemici del potere, potessero essere in combutta con
qualche apparato? Eppure c'è chi queste follie le
scrive: http://www.larouchepub.com/other/2004/3117tension_italy.html
Forza
Nuova viene troppo spesso confusa con Casa Pound, specie negli ultimi
tempi. E' un errore da non fare. Se chiedete a qualcuno di casa Pound
cosa pensa di FN, vi risponderà: “quelli là sono tutti venduti,
noi rappresentiamo la reale alternativa”. In effetti Casa Pound può
vantare tutt'altra integrità politica e morale. Il suo nume tutelare
è Gabriele Adinolfi. Lo abbiamo già trovato tra i fondatori di
Terza Posizione. Qualche cenno biografico? Prendete il paragrafo in
cui parlo di Fiore e sostituite il suo nome con quello di Adinolfi e
Londra con Parigi. Fatto.
Se
Adinolfi è l'ideatore delle occupazioni di destra in anni recenti
(già con TP aveva dato il via ad iniziative simili), il fondatore
ufficiale di Casa Pound è Gianluca Iannone. Ex missimo, il nostro
non deve avere un passato di rilievo nella galassia dell'estrema
destra romana, perchè il suo nome non compare in indagini
particolarmente significative. Il fatto che non ci sia una pagina su
Wikipedia a lui dedicata, poi, non ci aiuta. Non ci resta che
apprezzare il suo look “futurista” e la sua splendida voce, che
accompagna le mirabolanti note degli ZetaZeroAlfa.
[Dato
che ci sono, vi do qualche consegna musicale: oltre ad andarvi a
cercare le canzoni di Morsello contro droga e aborto, procuratevi “La
ballata dello stocafisso” degli ZetaZeroAlfa e capirete lo spessore
culturale della band ascoltando e riascoltando “Cinghiamattanza”.
Fatto questo, procuratevi i 270bis, gruppo fondato da Marcello de
Angelis, altro ex-esponente di Terza Posizione, con una biografia
analoga a quella di Fiore e Adinolfi, con la sola differenza che in
galera c'è stato e oggi come ricompensa fa il deputato in quota PdL,
dopo essere stato senatore. Segnalo, infine, gli Hobbit, band
portavoce semi-ufficiale di Forza Nuova.]
Strettamente
legato a Casa Pound è il Blocco Studentesco, associazione dei
giovani studenti di estrema destra. A parte la biografia dei loro
fondatori, cosa accomuna Forza Nuova, Casa Pound e il Blocco
Studentesco? Da un punto di vista “ideologico” FN ha un connotato
più marcatamente clericale e reazionario, mentre CP e BS hanno
un'inclinazione più sociale e materialistica. Se da una parte si
fanno le campagne contro aborto e Grande Fratello, dall'altra si
chiama a parlare Morucci, si ascolta De Andrè e si cerca di non
essere una semplice accolita di nostalgici.
Sia
qua che là, tuttavia, si parla di lotta all'immigrazione, allo
strapotere delle banche, all'usura. Soprattutto, si prova una certa
simpatia per la Destra di Storace e il Pdl, con il quale non si esita
ad allearsi (fino ad arrivare ad un grottesco accordo con Scilipoti)
e per il quale non si esita a fare il lavoro sporco (come a Piazza
Navona, ma non solo).
Stiamo
attenti però: quando parliamo di FN, CP e BS non parliamo di giovani
teste rapate con bretelle e anfibi. Parliamo di organizzazioni che
evitano certi atteggiamenti e certi abbigliamenti, perchè potrebbero
essere controproducenti. Sarà per questo loro essere carini, ben
vestiti e pettinati che Veltroni (solo per citarne uno) ha concesso
loro tutti gli spazi fisici e politici di cui avevano bisogno? O sarà
in virtù della loro incontenibile carica rivoluzionaria?
Non
me ne vogliano i giovani identitari, ma nell'odierno panorama
politico della destra italiana la situazione è la seguente: al
vertice il Pdl di Berlusconi, con i suoi Taormina, Scilipoti e
Gasparri; al suo fianco La Destra di Storace e Buontempo; alle
dipendenze di questa i fascisti di destra di FN e quelli di sinistra
di CP e i giovani del Blocco. Morale della favola, una struttura
piramidale ben congeniata per contenere il dissenso a destra, con
continuo interscambio di elementi, alcuni del livello di Daniela
Santanchè. Una base che si pretende rivoluzionaria, ma che è
perfettamente ingabbiata in meccanismi politici che riconducono agli
ambienti istituzionali e (fino a ieri) governativi.
UN
PASSO INDIETRO
A
questo punto si rende necessario un piccolo excursus per
riallacciarsi alla seconda parte del discorso. Fiore e Adinolfi,
abbiamo detto, erano stati i fondatori di Terza Posizione (assieme al
già ricordato Peppe Dimitri, personaggio sul quale ci sarebbe
moltissimo da scrivere). Ma TP non è un fungo, e la sua fondazione
si inserisce in un contesto ben preciso, che è quello dei tardi anni
70, all'indomani delle stragi di Brescia e dell'Italicus, quando i
due gruppi storici Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo erano appena
stati messi al bando.
Finita
l'era dei tentativi di golpe e delle stragi, con il principe Borghese
morto in Svizzera, Delle Chiaie in latitanza in America Latina e Pino
Rauti sotto processo per la strage di Piazza Fontana, a tenere le
redini dell'estrema destra italiana rimase per un po' Adriano
Tilgher. Vice di Stefano delle Chiaie in Avanguardia Nazionale (che
era, per chi non lo sapesse, l'ala militare del Fronte Nazionale di
Borghese), Adriano Tilgher aveva contatti molto stretti con il già
citato Peppe Dimitri ed è comunemente considerato l'uomo di
transizione dalla fase golpista a quella “spontaneista”.
In
epoche più recenti (e dopo essere stato condannato per
ricostituzione del partito fascista e assolto due volte per strage)
ha dato vita ad una serie di iniziative, tra le quali la Lega
Nazionalpopolare e Alternativa Nazional Popolare; è rientrato quindi
nella Fiamma Tricolore di Rauti e dopo esserne stato espulso ha
fondato il Fronte Nazionale (da non confondersi con quello di
Borghese né con quello creato da Freda qualche anno prima). Alle
elezioni del 2006 Tilgher ha aderito assieme a Fiore e alla Mussolini
all'effimera coalizione elettorale denominata Alternativa Sociale.
Individuato il filone Borghese-Delle
Chiaie-Tilgher-Dimitri-Fiore-Adinolfi-Iannone, ci risulta chiaro di
come ai vertici del neofascismo italiano, nonostante un'infinito
mutare di sigle, ci sia stata negli ultimi trent'anni una grande
continuità di personaggi.
Ma
c'è chi non ha voluto giocare a questo sporco gioco. Sto parlando
dei duri, degli incazzati. Di quelli che hanno capito che con la
Santanchè non si fa nessuna rivoluzione antimondialista o
anti-sistema, e che vedono sbirri dappertutto. Per loro sono tutti
venduti, tutti servi della Cia, della Nato e agenti della Digos. Loro
invece sono rivoluzionari veri, non uomini di commissariato, sono
“uomini differenziati” o meglio “soldati politici”. Mi
riferisco ovviamente a quel filone che discende da Ordine Nuovo e che
si riconosce nel pensiero di Evola, inizialmente raggruppatosi
intorno a Rauti, quindi intorno a Freda. Quelli che parlavano di
nuova aristocrazia, che vedevano gli avanguardisti (per non parlare
dei tippini) come volgari proletari protocomunisti. Che fine hanno
fatto oggi?
Rauti
fa parte di un partito-barzelletta (andate a vedervi la vicenda
dell'elezione del segretario della Fiamma Tricolore del 2002 e vi
renderete conto che la litigiosità della sinistra è in confronto
una bazzecola) e, a parte la concessione della figlia in dote ad
Allemanno, è praticamente sparito dalla scena politica. Freda fa
l'editore a tempo pieno e non compare davanti ai microfoni da anni,
da quando cioè è stato condannato per "costituzione di
associazione avente lo scopo di incitare alla discriminazione o alla
violenza per motivi razziali".
Ma
se questi due pezzi da novanta del neofascismo sono praticamente
spariti dalle scene, non dimentichiamoci della svolta della metà
anni Ottanta: con l'URSS sempre meno adeguata nel recitare il ruolo
di incubo collettivo, i giovani identitari si trovarono sul piatto
d'argento il nuovo spauracchio: l'immigrato. In quegli anni
approdarono sulle nostre coste le prime ondate migratorie provenienti
dai paesi extra-europei, alle quali avrebbe di lì a poco fatto
seguito l'arrivo dei profughi da Albania, Jugoslavia e Romania. Il
primo a parlare di “espulsione degli allogeni” e di preservazione
della purezza della razza contro il meticciato non fu, come voi
potreste immaginare, l'ex presidente del senato Marcello Pera, ma
Maurizio Boccacci con il suo Movimento Politico Occidentale.
Fino
ad allora i gruppi neofascisti italiani avevano sempre adottato una
retorica nostalgica, anticomunista, militarista, tradizionalista,
clericale alle volte, neopagana alle altre. Da quel momento
adottarono una linea apertamente xenofoba, legata in maniera
indissolubile ad un codice di vestiario ben preciso: sbarcavano anche
in Italia gli Skinhead (vero e proprio movimento “allogeno”, in
quanto sorto in Inghilterra e di dimensioni ormai globali, il
movimento musicale-politico-attitudinale degli skin meriterebbe
un'analisi a parte, che mi riprometto di proporvi in futuro). Stiamo
parlando di una rottura di particolare importanza, accompagnata da
una drastica "spoliticizzazione", analoga a quella che
negli stessi anni si diffondeva a sinistra con l'esplosione del
fenomeno degli squatters. Se fino ad allora, con tutti i suoi limiti,
la destra radicale italiana non aveva rinunciato all'elaborazione
teorica e alla ricerca di punti di riferimento culturali (fossero i
testi di Nietzsche, Evola, Guenòn, Spirito, Freda stesso, o
addirittura Max Stirner), con l'irruzione degli skinhead la birra
sostituirà i libri e lo slogan contro i “negri” prenderà il
posto di ogni elucubrazione sui templari.
Colui
che stese il tappeto rosso ai tatuati e rapati energumeni nostrati è,
come dicevo, Maurzio Boccacci, che nel 1984 a Roma fondò il
Movimento Politico Occidentale. Sul suo esempio, nel 1986 sorse il
Veneto Fronte Skinhead e successivamente a Milano anche
Organizzazione Skinhead. I tre gruppi si riunirono nel 1991 in una
federazione denominata Base Autonoma. Un anno prima il vecchio lupo
di mare Franco Freda, colta la ventata di novità apportata dal
fenomeno, aveva capito che l'abilità nell'incendiare i dormitori per
gli immigrati avrebbe potuto essere un buon parametro di valutazione
per la selezione dei “soldati politici”. Il suo Fronte Nazionale
tuttavia fallì nell'improbabile tentativo di coniugare un aulico
linguaggio mistico-esoterico con beceri contenuti da birreria.
Il
1993 il giocattolino si ruppe: Base Autonoma e il FN vennero discolti
in base alla Legge Mancino, i membri si sparpagliarono, il VFS rimase
vivo ma a costo di schiacciarsi sempre più sulle posizioni della più
protetta Fiamma Tricolore, Freda si ritirò alle letture. L'eroina,
la cirrosi epatica, le manganellate o qualche coito senza precauzioni
attuarono una drastica e darwiniana opera di selezione naturale tra
gli skins, che mano a mano spariranno anche dalle curve. Nel nord la
loro eredità verrà raccolta dalla Lega che riuscirà, grazie
all'impegno dei suoi esponenti più illuminati, a trasformare la
lavandaia in un novello ultrà del Verona. Non dimentichiamo che
Borghezio vanta un passato in Ordine Nuovo e che Omar Tonani,
promotore delle ronde, è un pezzo storico del Veneto Fronte
Skinhead.
A
Roma non ci sarà la Lega, ma quanti si erano radunati attorno a
Boccacci troveranno nell'ex MSI il nuovo polo d'attrazione. Boccacci
però non è un Freda, ha sempre voluto rimanere in prima linea e non
ha mai accettato l'idea di farsi da parte. Più volte inquisito,
processato e condannato nel corso degli anni per vari episodi di
violenza e razzismo, darà vita al movimento denominato Militia.
Aprite il giornale: lo hanno arrestato proprio ieri, il giorno dopo
la strage di Firenze. Si sono improvvisamente accorti che odia ebrei,
massoni e immigrati. Ma chi lo avrebbe mai pensato?
Abbiamo
parlato di Fiore, Adinolfi, Iannone, Tilgher, Freda, Rauti, Boccacci.
Tutti a vario modo accusati di istigazione all'odio razziale e/o
ricostituzione del partito fascista. Manca però il pezzo grosso, lo
Scilipoti della destra “rivoluzionaria”. Di chi sto parlando? Di
Gaetano Saya, ovviamente. Saya è il fondatore del partito Nuovo
MSI-Destra Nazionale. Personaggio a dir poco surreale, è
recentemente tornato agli onori delle cronache quando ha organizzato
ronde composte da militanti vestiti in stile SA, con tanto di Sole
Nero sul braccio a mo' di svastica. Per sua stessa ammissione (se non
per millantato credito, come viene subito da pensare), Saya è stato
agente del SISMI arruolato direttamente dal suo direttore Santovito,
massone, membro di Gladio, intimo di Licio Gelli, accusatore di
Andreotti in occasione dell'omicidio Pecorelli e mille altre cose.
Ammiratore di George Bush e di Israele, il “nazionalista” Saya ha
sempre vantato ai quattro venti l'appartenenza alle più occulte e
misteriose logge massoniche e associazioni spionistiche legate alla
NATO.
Nel 2004 venne arrestato, assieme a Riccardo Sindoca, con
l'accusa di aver formato un corpo di polizia parallelo con funzioni
di antiterrorismo, denominato DSSA: scopo dell'organismo sarebbe
stato quello di combattere il terrorismo islamico. La vicenda
presenta degli aspetti inquietanti (sembra che della DSSA facesse
parte anche Fabrizio Quattrocchi), ma i suoi sviluppi giudiziari non
sembrano essere approdati a nulla. Per lo meno su internet non si
trovano grandi notizie. Anzi, state attenti a non farlo incazzare:
guardate un po' la sua pagina di
Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Gaetano_Saya (dato
che ci siete, date un'occhiata anche a quella di Roberto Fiore). Di
Saya ne parla parecchio Tassinari nel libro “Fascisteria”, ne
parlarono tutti i giornali quando venne arrestato nel 2004, ne hanno
parlato le Iene di recente (lo hanno anche intervistato), si trovano
numerose sue performance su youtube. Avete quindi modo di
sbizzarrirvi e divertirvi navigando su internet. Potrete così
rendervi conto di come il personaggio presenti aspetti carnevaleschi
a fianco di altri decisamente inquietanti.
Ecco,
è così finito il mio excursus sulla xenofobia italiana. Ho citato
una serie di personaggi con relative denunce, condanne, latitanze
ventennali divenute casi internazionali. Ho parlato di movimenti e
partiti politici entrati nel governo, di altri sciolti per decreto ma
rifondati sotto sigle diverse. Non accusatemi di aver parlato di
eversione.
LA
SOLITA STORIA
Conoscendo
questi retroscena, capite con quale spirito ho appreso la notizia
dell'ennesimo arresto di Boccacci. Devono uccidere due sengalesi a
Firenze perchè polizia e magistratura si accorgano dell'attività di
Boccacci a Roma? Ogni volta si tira in ballo questa o
quell'associazione, si cade dalle nuvole e si grida allo scandalo.
Come se i membri di ognuno di questi gruppuscoli non fossero schedati
uno ad uno. Come se i loro capi, plurigiudicati e spesso
pluricondannati, non avessero gli occhi dello stato addosso.
Finiamola
di indignarci per una croce celtica o per un saluto romano.
Smettiamola di vedere questi atti di violenza come il gesto di un
ragazzino esaltato o di un pazzo invasato, isolato dal mondo e
disperato nella sua solitudine. Anche riguardo ad Andrea Insabato (ve
lo ricordate?) usavano parole del tipo “è uno scoppiato e non
sappiamo chi sia”, solo che dopo aver messo la bomba al Manifesto
ha presenziato - in stampelle - ai raduni di Forza Nuova, accolto
come un eroe.
Vincenzo
Vinciguerra, che di neofascismo ne sa qualcosa, riguardo ai giovani
neofascisti afferma: “Nessuna condanna nei confronti dei giovani di
oggi, solo la constatazione che la loro presenza umana e politica è
per l'Italia perfettamente inutile, anzi dannosa perchè sono ancora,
come in passato, funzionali ai giochi di potere degli ex "fascisti"
di Alleanza nazionale. Lasciamoli ai loro concerti, alle loro
discussioni, al loro vano agitarsi sotto la protezione della Digos,
pronta a mandarli in galera se le comunità ebraiche lo chiederanno a
Fini e a La Russa.”
Io
sto affermando qualcosa di molto simile. I giovani
fascisti/nazisti/razzisti che oggi credono di essere “contro il
sistema”, convinti di militare in gruppi “rivoluzionari”, sono
guardati a vista, e per loro, data la scarsa consistenza numerica,
vale ancor di più il discorso fatto su queste pagine in merito ai
militanti di sinistra. Frequentano un ambiente di plurigiudicati e
pluricondannati, che nonostante tutto continuano a godere di libertà
di azione politica e per una miriade di fattori (anagrafici,
economici, sociali, culturali) sono molto facilmente manipolabili.
Sono pericolosi solo nel momento in cui qualcuno garantisce loro
impunità, li istiga o li lascia fare. Negli anni Settanta funzionava
esattamente allo stesso modo.
Per
questo motivo vi prego di non parlarmi di “attacco allo stato di
diritto”, “fatti deprecabili” o amenità simili. Il partito
dell'intolleranza in Italia è qualcosa di strettamente legato a
parlamento, senato, questure e caserme, fino a ieri era al governo,
vede ai propri vertici i soliti personaggi arci-noti. E come se non
bastasse, gode di improvvise “illuminazioni”, come quella di
Roberto Sandalo. Chi è costui? Ex terrorista di estrema sinistra
(Prima Linea), condannato nei primi anni Ottanta per aver partecipato
a numerosi omicidi, ottenne sconti di pena e una nuova identità come
ricompensa per aver fatto i nomi e portato allo smantellamento
dell'organizzazione in cui militava. A distanza di molti anni, nel
2007, lo ritroviamo sui giornali: si è convertito al cristianesimo,
è entrato nelle Guardie Padane, ha formato un'organizzazione
fondamentalista cattolica e ha fatto numerosi attentati incendiari
contro simboli e sedi delle comunità islamiche del milanese. Nel
frattempo, un arresto per rapina. Adesso voi mi spiegate come fa una
persona comune, che non sia un “parastatale”, ad accumulare un
curriculum del genere. Perché un collaboratore di giustizia - che lo
Stato ha tutelato al punto da fornire una nuova identità - non è
certo V per Vendetta. La sua vicenda è grottesca solo se affrontata
in maniera superficiale. Capacità critica e di contestualizzazione
fanno invece sorgere degli interrogativi di non poco conto. Perché
lo stato tutela una simile "conversione" e una simile
attività? Questa domanda riguarda non solo il "folgorato dalla
luce divina" Sandalo, ma andrebbe allargata a tutti i personaggi
menzionati in queste righe.
All'arresto
di Boccaccio e degli altri esponenti di Militia bisogna rispondere
con una risata. Come bisogna ridere di quanti si sono accorti che
esiste Casa Pound, di quanti urlano che la costituzione vieta la
ricostituzione del partito fascista e bla, bla, bla. Questi
ragazzotti con gli abiti firmati hanno un tasso di autonomia
operativa pari a zero. Contro gli studenti anti-Gelmini o contro i
comitati pro-De Magistris, hanno sempre costuito la manovalanza. Mai
potranno ambire a nulla di più degno. La violenza razzista e
l'intolleranza possono verificarsi solo se i controllori lo
consentono. Vale lo stesso discorso che abbiamo fatto per gli scontri
di Roma. Anche qua dobbiamo chiederci: chi ha interesse ad alzare il
livello di tensione sociale? E quale scopo si pone?
Una
possibile ipotesi è quella di risvegliare vecchie tensioni, che nei
momenti di crisi sono sempre un ottimo vaso di compensazione. Il
rischio di vedere anche da noi scene simili a quelle di Londra di
quest'estate non è così lontano, basti pensare a quanto già
accaduto in Calabria e nei vari Cpt. I centri sociali (già
riattivati da mo') non aspetterebbero altro. Cosa potrebbe mai avere
da perdere il potere, se il dissenso si trasformasse in una guerra
tra “zecche rosse”, “fasci infami” e “sporchi negri”?
All'interno
di questa logica potrebbe anche essere in atto “una strategia della
tensione orientata a destra”, mirante a colpire i potenziali
aspetti rivoluzionari con cui i neofascisti si riempiono la bocca. Se
la denuncia del signoraggio bancario, la critica alle politiche del
FMI e della BCE, l'opposizione alla globalizzaione (da un punto di
vista non solo economico, ma anche culturale) rischiano di ottenere
troppi consensi, i gesti di violenza gratuita hanno la grande
capacità di stroncare sul nascere ogni dibattito che abbia un minimo
di contenuto politico. Di fronte all'atto criminale e odioso, passa
tutto in secondo piano, anche eventuali - e piuttosto rare - prese di
posizioni e rivendicazioni di un qualche valore. Per la gioia di
Adinolfi, Fiore e Borghezio, nelle loro conventicole ogni parvenza di
pensiero verrebbe immediatamente debellato a tutto vantaggio dei
grugniti di energumeni molto più facilmente manipolabili. Si sa che
i sudditi ignoranti sono quelli più amati da chi li comanda.
Al
di là di questi squallidi interessi di bottega, si potrebbe ottenere
un risultato politico di portata ben più ampia. La lavandaia potrà
smettere i panni dell'ultrà del Verona per cercare altrove il
partito dell'ordine, individuando, nel giovane sanguinario razzista,
il suo ultimo spauracchio. La lista verrebbe così aggiornata: dopo
il comunista, l'albanese, il fondamentalista islamico, il pit bull
mangia-bambini e Wanna Marchi, eccovi servito l'ultimo nemico
perfetto. Non sia mai che gli italiani distolgano lo sguardo dal dito
per azzardarsi a seguire la sua indicazione e vedere così la luna.
Molto
probabilmente sto montando un caso che non esiste. La strage di
Firenze va considerata come il gesto isolato di un pazzo, perchè
Casseri si è suicidato e non è diventato sottosegretario. Sul
pogrom di Torino tuttavia le mie perplessità sono molto forti. In
quel caso si è trattata di una violenza collettiva: se la storia non
mi inganna, i pogrom, quando non venivano stroncati, avevano sempre
il silenzioso appoggio dei poteri politici di turno, nella Russia
zarista come nella Germania di Hitler.
Lasciamo
stare il Terzo Reich, Pound e Mussolini, che non c'entrano nulla. I
tempi in cui viviamo sono quelli di crisi ed è proprio la crisi che
ci obbliga a tenere gli occhi aperti, possibilmente puntati verso la
luna, ringraziando il dito per la cortese indicazione.
P.S.:
Questo articolo è stato scritto il giorno dopo la strage di Firenze
(lo avrete notato dai riferimenti temporali, che ho voluto lasciare
inalterati), ma ho deciso di non pubblicarlo perchè ad una prima
revisione mi era apparso troppo “complottista”. La lettura
dell'ultimo post di Aldo Giannuli
(http://www.aldogiannuli.it/2011/12/breivik-e-gli-altri/)
mi ha tuttavia convinto a pubblicarlo, perché ci ho trovato
ragionamenti simili e soprattutto un allargamento dell'analisi ad
altri fatti internazionali, che qui non ho considerato. Insomma,
siamo in due, e la compagnia di uno studioso ed esperto del calibro
di Giannuli mi onora anche qualora avessimo sbagliato entrambi.
Caro Kopp,
RispondiEliminati scrivo per chiederti un ulteriore sforzo (oltre a quello -me ne rendo conto- enorme che ti è costato postare un articolo così lungo e documentato) e rispondere ad una mia domanda (per inciso: la domanda di un ignorante).
Ti premetto che non ho pregiudizi di alcuna natura rispetto a "teorie complottiste" quale potrebbe apparire a primo acchito quella che qui proponi. Rispetto ad esse mi esprimo nei seguenti termini: "non sono sicuro che dicano la verità, ma sono certo che non mentono!".
La domanda, però, mi sovviene ugualmente: a chi conviene alzare il livello dello scontro soprattutto ora che la situazione sociale è già sufficientemente tesa? Certo, so perfettamente che la creazione di un capro espiatorio è la tecnica migliore (nonchè la più antica) per incanalare il dissenso in altre direzioni. Ma allora ti pongo un' altra questione: quanto pensi che convenga realmente ai movimenti di estrema destra esporsi in maniera così palese? Cosa gliene verrebbe in cambio?
A presto
Carissimo Sid,
RispondiEliminainnanzitutto grazie per il commento al post (che ho ripostato perché mio sono accorto che il mio browser non visualizzava alcuni passaggi - spero che la cosa abbia riguardato solo il mio pc e qualora così non sia stato me ne scuso con te e gli altri lettori).
La tua non è una domanda da ignorante, è una domanda giustissima, perché finché il "cui prodest" rimane lettera morta, ogni analisi di questo tipo, per quanto documentata, non va al di là della semplice illazione. Lo spazio che ho qui a disposizione tuttavia mi impedisce di rispondere adeguatamente. Lo farò appena possibile in un nuovo post.
Un abbraccio